Nuovo progetto sperimentale di Regione Veneto. Nel mirino la degenerazione infettiva e l’accartocciamento fogliare, che interessano soprattutto le piante nelle aree Docg del Soave e del Prosecco.
Le virosi della vite rappresentano oggi una delle principali minacce per la viticoltura italiana, con perdite produttive che possono arrivare al 50%. In Veneto, la Regione finanzia un nuovo progetto sperimentale per affrontare in modo sostenibile le malattie virali della vite, puntando l’attenzione su due vitigni simbolo: Garganega e Glera.
Le due principali patologie virali – degenerazione infettiva e accartocciamento fogliare – colpiscono in particolare i vigneti delle aree Docg Soave e Prosecco. Le conseguenze sono gravi: minore resa, peggioramento della qualità delle uve e aumento dei costi di gestione.
IL PROGETTO “CONDIVISO” PUNTA SU SOSTENIBILITÀ E RISULTATI APPLICABILI
Lo studio, denominato “Condiviso”, è promosso dal CECAT in collaborazione con il CREA e Agridinamica, insieme a tre aziende vitivinicole venete: Cantine Vitevis (Montecchio Maggiore), Inama (San Bonifacio) e Ben Ben (Monteforte d’Alpone). L’obiettivo è testare strategie naturali per contenere gli effetti delle virosi e migliorare la produttività delle viti colpite, senza ricorrere a pratiche invasive o difficilmente realizzabili nei vigneti collinari.
Il team include esperti in patologia vegetale, agronomia ed economia. Il focus è comprendere l’interazione tra virus e pianta e sviluppare soluzioni ecocompatibili, anche attraverso l’utilizzo di concimi già selezionati nel precedente progetto “DI.VI.NE.”, avviato nel 2022.
PERDITE PRODUTTIVE FINO AL 50% E COSTI IN CRESCITA
I danni da virosi, oltre alla riduzione delle rese, comportano spese significative: sostituzione delle viti infette, concimazione organica per sostenere il vigneto e interventi più frequenti in campo. La vita media dei vigneti può scendere da 25 a 15 anni, aggravando ulteriormente i costi.
«Le virosi possono bloccare la produzione già nei primi anni di impianto – afferma Serafino Mattiazzo, presidente del CECAT –. È fondamentale individuare protocolli efficaci per il contenimento della degenerazione infettiva». Aggiunge Vally Forte, responsabile scientifica del progetto e tecnologa del CREA: «Vogliamo offrire soluzioni concrete, subito applicabili e sostenibili per le aziende. I risultati saranno divulgati attraverso attività formative mirate».