Terre(moto) d'Oltrepò dimissioni del Cda di Scapa e Spa

Terre(moto) d’Oltrepò: dimissioni del Cda di Scapa e Spa

«Lo facciamo per rispetto del mandato affidatoci, della verità dei fatti, della dignità delle istituzioni cooperative»: la lettera indirizzata ai soci dal Consiglio di amministrazione dell’azienda, guidata dal presidente Lorenzo Callegari e dal figlio Umberto Callegari.

Con una lettera indirizzata ai soci, i Consigli di Amministrazione di Terre d’Oltrepò S.c.a.p.a. e Terre d’Oltrepò S.p.A. hanno annunciato le proprie dimissioni con effetto immediato. Una decisione motivata dalla volontà di facilitare il ricambio al vertice e favorire la nuova lista di candidati, formalmente sostenuta da Regione Lombardia e Coldiretti. Vanno a casa il presidente di Terre d’Oltrepò, Lorenzo Callegari, nominato nel febbraio 2023 dai soci della cooperativa. Con lui il figlio Umberto Callegari, nominato alla guida del gruppo nel 2024, in qualità di Ceo. Con l’obiettivo, naufragato, di «rafforzare il piano strategico e industriale dell’azienda».

Le dimissioni mettono la parola fine a uno dei periodi più bui e contestati della cooperativa Terre d’Oltrepò. «Lo facciamo con senso di responsabilità, consapevoli non solo di ciò che abbiamo ereditato, ma soprattutto di ciò che lasciamo», si legge nella comunicazione congiunta. «Lo facciamo per rispetto del mandato affidatoci, della verità dei fatti, della dignità delle istituzioni cooperative e, soprattutto, per amore del territorio che ci è stato affidato come bene comune da custodire e proteggere».

BILANCIO DI UN MANDATO IN UN CONTESTO DIFFICILE

I vertici dimissionari erano entrati in carica a febbraio 2023. Fin da subito, si legge nella nota, hanno scelto «di operare a titolo gratuito, rinunciando a qualsiasi compenso e assumendoci integralmente le responsabilità civili e legali del nostro ruolo». Un percorso definito «complesso, talvolta ostile», affrontato «con rigore, determinazione e coscienza, guidati esclusivamente dall’interesse generale dei soci, dei lavoratori e dell’intera filiera».

Nella stessa comunicazione, si fa riferimento a «uno dei momenti più difficili della storia recente del gruppo», caratterizzato da «tensioni interne, ostacoli esterni, un clima di ostilità e attacchi personali». Nessuna replica alle critiche, ma «lavoro, silenzio e responsabilità», anche durante la vendemmia 2023, segnata da peronospora e mancato conferimento di una parte dei soci.

Il risultato? Raccolta ridotta a 159.000 quintali, ma un bilancio chiuso con oltre 24 milioni di euro di fatturato e una contrazione limitata al 10% rispetto all’anno precedente, nonostante «una perdita del 60% nella disponibilità di uve». «Siamo, con ogni probabilità, l’unica cantina in Italia a vivere il paradosso di non disporre di vino a sufficienza per soddisfare una domanda commerciale in costante crescita, risultato diretto del lavoro svolto e della credibilità riconquistata sui mercati».

INDUSTRIALIZZAZIONE, CERTIFICAZIONI E INVESTIMENTI MIRATI

Nel corso del mandato, i Consigli rivendicano l’adozione di misure concrete e misurabili: riduzione dell’indebitamento bancario, miglioramento dell’equilibrio finanziario, spinta verso prodotti a maggior valore aggiunto e incremento della redditività industriale. Il tutto accompagnato dal conseguimento delle certificazioni BRC, IFS ed Equalitas, tutte ottenute «con il massimo del punteggio».

Con il supporto di Deloitte, è stata introdotta «una nuova contabilità industriale», in grado di fornire «una mappatura puntuale e trasparente dei costi, dei margini e della redditività per linea e per singolo prodotto». Uno strumento definito «strategico», utile a una «gestione orientata ai dati, fondata sull’efficienza e sulla sostenibilità economica».

Tra gli interventi strutturali, spicca la riqualificazione di uno spazio abbandonato presso lo stabilimento di Broni, trasformato in «un moderno magazzino climatizzato per Metodo Classico, oggi capace di ospitare circa 400 mila bottiglie». Un progetto realizzato «con risorse minime, ma con visione e rigore, che ha generato un asset strategico per la crescita futura del gruppo».

PRODUZIONE RECORD DI METODO CLASSICO E RIFORMA DEL MODELLO COOPERATIVO

«Nel solo 2024 abbiamo prodotto oltre 800 mila bottiglie di Metodo Classico, dopo le 600 mila del 2023», sottolineano i Consigli. «In due soli anni, abbiamo realizzato da soli più bottiglie di Metodo Classico Docg rispetto all’intera produzione dell’Oltrepò, dimostrando che visione, competenza e determinazione possono ribaltare ogni limite».

Sul piano organizzativo, i vertici uscenti rivendicano anche la scelta di adottare una struttura societaria più moderna, con la nascita di una S.p.A. operativa a fianco della cooperativa. Obiettivo: attrarre capitale privato, favorire l’accesso ai mercati globali, rafforzare i margini e dotare la cooperativa di un “braccio operativo” con strumenti manageriali.

«Questa consapevolezza ci ha condotto alla creazione di un modello innovativo: una cooperativa gerarchica con una Spa operativa, in grado di coniugare il principio mutualistico con l’efficienza industriale». E ancora: «Se oggi possiamo parlare di un possibile ingresso di un socio di capitale, lo possiamo fare esclusivamente grazie all’esistenza della S.p.A., unica struttura giuridicamente idonea ad accogliere investimenti esterni che alla cooperativa sarebbero altrimenti preclusi».

IL FUTURO DI LA VERSA E I RAPPORTI CON I SOCI

Altro passaggio chiave della lettera di dimissioni del Cda di Terre d’Oltrepò: il rilancio del marchio storico La Versa, per il quale è stato avviato un dialogo con Invitalia e il Fondo Salvaguardia. Il progetto è descritto come «una delle basi fondamentali dell’aumento di capitale destinato a salvare l’azienda, rafforzarne la continuità e rilanciarne la competitività».

I Consigli denunciano poi il rischio concreto di una «liquidazione giudiziaria», evitato solo grazie all’accesso «a tutti gli strumenti di tutela previsti dalla legge», necessario per rispondere a quella che definiscono una situazione generata da «azioni irresponsabili di una minoranza di soci» e da un’azione giudicata «temeraria» della società Mack & Schühle Italia, accusata di aver «bloccato per oltre cinque mesi in modo ingiustificato e ingiustificabile i conti della cooperativa sulla base di strumentalizzazioni e ricostruzioni distorte».

CAMBIO DI GESTIONE E LASCITO DELLA GOVERNANCE USCENTE

Le dimissioni arrivano in concomitanza con la presentazione di una nuova lista, «formalmente sostenuta da Regione Lombardia e Coldiretti». Tuttavia, i Consigli evidenziano come tra i candidati figurino anche soggetti che «negli ultimi mesi, hanno violato lo statuto rifiutandosi di conferire le uve e tentando di esercitare un recesso privo dei requisiti legittimi».

Nonostante le frizioni, la decisione di lasciare viene definita un atto di responsabilità per agevolare la transizione. «Rassegniamo oggi le nostre dimissioni, con lo stesso spirito di servizio con cui abbiamo agito fino ad ora», affermano i rappresentanti uscenti.

«ABBIAMO LAVORATO IN SILENZIO, PER IL TERRITORIO»

La lettera si chiude con un ringraziamento a chi ha collaborato nel difficile percorso di riforma e risanamento: «Desideriamo ringraziare sinceramente tutti coloro che hanno camminato con noi, offrendo tempo, intelligenza e coscienza. Chi ha creduto in un progetto che andava oltre l’interesse personale. Chi ha scelto la sobrietà anche quando sarebbe stato più facile farsi trascinare nell’irrazionalità o nel risentimento».

Un addio che rivendica la coerenza e il lavoro svolto in silenzio: «Abbiamo lavorato in silenzio, per costruire un futuro sostenibile, nel solo interesse dei soci e del territorio. Ora lasciamo spazio a chi sarà chiamato a proseguire e completare questo percorso di rilancio, oggi più che mai assolutamente necessario».

Terre(moto) d’Oltrepò: dimissioni del Cda di Scapa e Spa. https://terredoltrepo.it/.

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