IN BREVE
- I vini dell’Etna potrebbero ottenere la DOCG nel 2026 se il Ministero riceve le firme necessarie: 100.
- Serve il supporto del 51% dei produttori per passare da DOC a DOCG, con un centinaio di firme ancora da raccogliere.
- La DOCG garantisce controlli più rigorosi e un sigillo di Stato per ogni bottiglia, migliorando qualità e tracciabilità.
- I sindaci e gli accademici concordano sulla necessità di una governance unitaria per sviluppare un Etna Wine System più solido.
- Il convegno ha trattato temi vitali come l’apertura di una sede dell’Istituto dell’Olio e del Vino e l’interesse per il mercato brasiliano.
«I vini dell’Etna potrebbero avere la nuova denominazione DOCG già in vigna nel 2026. Se il Ministero riceve le firme entro dicembre, l’avanzamento della procedura in tempi brevi è un obiettivo difficile ma non irrealizzabile». Lo ha dichiarato Patrizio D’Andrea, vicecapo di Gabinetto del MASAF, durante il convegno “Opportunità e strumenti per la crescita del sistema Etna Wine”, svoltosi a Catania il 30 ottobre.
SERVONO CENTO FIRME PER LA DOCG
Per ottenere il passaggio da DOC a DOCG è necessario che la richiesta sia sostenuta dal 51% dei produttori, rappresentanti anche del 51% della superficie vitata. Una soglia che richiede ancora un centinaio di firme. In poco più di dieci anni i viticoltori dell’Etna sono quasi raddoppiati: da 203 nel 2013 a 474 nel 2024.
PICCOLI PRODUTTORI E GOVERNANCE UNITARIA
«Il territorio dell’Etna è frammentato in micro-produzioni e conferimenti frazionati – ha spiegato Marco Nicolosi, consigliere del Consorzio di Tutela Etna Doc –. Abbiamo già la superficie minima per richiedere la DOCG, ma serve ora coinvolgere i piccoli agricoltori, raccogliere i documenti e inviare tutto al Ministero entro il 2025».
La DOCG comporta controlli più rigidi in fase di produzione e un sigillo di Stato numerato per ogni bottiglia. Uno strumento di garanzia per qualità, tracciabilità e valore economico del territorio.
Presenti anche il direttore del Di3A Unict, Mario D’Amico, e il rettore dell’Università di Catania, Enrico Foti. «Stiamo creando la Fondazione dell’Ateneo, che coinvolgerà diversi privati – ha detto Foti –. Sarà uno strumento più snello, dedicato alla formazione professionalizzante, ma sempre con il marchio Unict come garanzia di qualità».

I COMUNI: «FARE RETE PER L’ETNA»
Al dibattito hanno preso parte i sindaci dei comuni etnei, uniti dall’obiettivo di costruire un sistema territoriale condiviso. «Solo insieme possiamo sviluppare interventi strategici per risolvere i problemi urgenti e puntare all’eccellenza», ha dichiarato Alfio La Spina, sindaco di Sant’Alfio. Concetto Stagnitti, primo cittadino di Castiglione di Sicilia, ha sottolineato la necessità di sinergie intercomunali.
Dello stesso parere Luca Stagnitta, sindaco di Linguaglossa: serve una governance unitaria per un Etna Wine System più solido e strutturato, capace di affrontare anche le criticità locali – dai rifiuti alla gestione idrica – e di creare eventi a respiro territoriale.
ARCHITETTURA, MERCATI E NUOVE OPPORTUNITÀ per l’etna
Il focus, organizzato da Mada Vinea con Daniele Cianciolo, ha ospitato accademici e rappresentanti di settore, tra cui i professori Corrado Caruso, Bruno Caruso e Salvatore Barbagallo, e il presidente di Coldiretti Sicilia, Francesco Ferreri.
L’architetto Filippo Bricolo ha evidenziato l’importanza del progetto architettonico come narrazione del territorio: «Pensare la cantina come progetto significa raccontare come il vino dialoga con il paesaggio».
La tavola rotonda finale ha toccato temi cruciali: l’apertura a Mascalucia di una sede etnea dell’Istituto regionale dell’Olio e del Vino, l’interesse per il mercato brasiliano e la valorizzazione delle professionalità della filiera. Con l’impegno dell’assessorato regionale ad accelerare i programmi di sviluppo.






