Interviene anche il presidente del Consorzio sul caso del Brunello di Montalcino contraffatto smerciato in Cina da falsari italo-cinesi, assieme a Sassicaia e Chianti. “Non possiamo permettere che una goccia di vino contraffatto possa danneggiare la storia, la reputazione e il lavoro espressi in milioni di bottiglie del nostro vino di punta – commenta Fabrizio – valuteremo se costituirci parte civile a tutela della nostra Denominazione, delle imprese del vino e dei consumatori”.
“Questo tipo di azioni illegali – ha proseguito Bindocci – sono oggi ancor più odiose e vigliacche vista la congiuntura che stiamo vivendo; per questo ci sentiamo doppiamente riconoscenti nei confronti dei Nas di Firenze. Il marchio consortile è registrato in circa 90 Paesi del mondo, ciò al fine di garantire ai consorziati un ulteriore scudo alla protezione già comunque accordata dal riconoscimento della Denominazione di origine Brunello di Montalcino”.
“L’attività di lotta al sounding e alla contraffazione è totale e in costante evoluzione – continua Bindocci – e mai come oggi la battaglia si svolge sul online. Proprio sul web – ha aggiunto – dovremmo infittire le maglie come sistema Paese, opponendo sistemi sempre più innovativi di controllo a tutela e salvaguardia non solo del nostro vino ma anche di tutti i campioni del made in Italy”.
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