VILAFRANCA DEL PENEDÈS – Neppure il tempo di mettere piede a Barcellona e, puff. Primo impatto col Cava. Esemplificativo. La bottiglia più costosa dello spumante Metodo classico spagnolo, nell’illuminatissimo Duty Free dell’aeroporto El Prat, è quella vestita coi colori – blaugrana – della squadra di Messi: 17,25 euro. A scaffale c’è anche Freixenet, ad appena 8,50 euro. Al supermercato, in Spagna come in Italia, il Cava può costare ancora meno: 3 euro. La partita tra Consejo Regulador e Corpinnat si è decisa anche a colpi bassi come questi. Sul fronte dei prezzi.
La notizia è che c’è una seconda Cataluña in rivolta. Più silenziosa di quella portata agli onori delle cronache da Carles Puigdemont. Ma altrettanto determinata a prendere le distanze dal “nemico”. È la Cataluña delle 9 cantine in lotta con il Consejo regulador del Cava, l’organismo di controllo dello sparkling iberico.
Dopo anni di tentativi di negoziazione, il gruppo di produttori del Penedès – la zona classica del Cava, 50 chilometri a ovest di Barcellona – ha abbandonato il Consorzio per promuovere il marchio indipendente Corpinnat.
Si tratta di Gramona, Llopart, Nadal, Recaredo, Castellroig Sabaté i Coca, Torelló, Huguet Can Feixes, Júlia Bernet e Mas Candí, riunite in una vera e propria Associació de Viticultor i Elaboradors (Avec).
Altri vigneron sarebbero pronti a salire a bordo della nave dei pirati del Cava che, coi loro 2,2 milioni di bottiglie di bollicine, hanno sottratto allo spumante spagnolo una fetta cospicua del “top di gamma”.
Eppure, l’idea iniziale era quella di veder riconosciuto il brand all’interno del Consorzio. All’apice della piramide qualitativa. Oggi il Corpinnat è un European Collective Brand. Un Brand collettivo europeo. Avallato da Bruxelles.
Paesi come Svezia, Finlandia e Norvegia, determinanti per l’export dei vini iberici e molto restrittivi sul fronte delle importazioni di vino e alcolici, in Monopolio di Stato, hanno aperto appositi tender per il Corpinnat.
Ma il brand continua ad essere ripudiato dal board presieduto da Javier Pagés Font, vicepresidente della Federación Española del Vino e Ceo del Grupo Codorníu Raventós, una delle tre aziende che, da sole, producono l’80% dei 244,5 milioni di bottiglie del Cava (1.146 miliardi di euro di giro d’affari, nel 2018).
L’INTERVISTA. TON MATA: “IL CORPINNAT? SCELTA NECESSARIA”
Uscire dal Consejo regulador, a detta di tutti i membri del Corpinnat, è stata “una necessità“. A chiarirlo bene, in un’intervista esclusiva concessa a WineMag.it, è Ton Mata (nella foto sopra) numero uno di Recaredo e co-presidente dell’Avec, assieme a Xavier Gramona.
“Con tutto il rispetto – commenta Mata – la DO Cava presenta gravi svantaggi per chi vuole produrre vini di terroir, ovvero per quei produttori di vino che intendono riflettere il territorio nel modo più semplice e trasparente possibile, nelle loro etichette. Questo obiettivo sembra un sogno irrealizzabile nel contesto di un DO che interessa un’area vasta da Empordà a Almendralejo (1.115 km) e da Logroño a València (480 km)”.
Nell’ambito di questa grande zona abbiamo contato 27 diverse denominazioni di origine. Se ci sono validi motivi per avere 27 diverse denominazioni di origine per i vini fermi, può avere senso avere un solo spumante DO che copre l’intera area?”.
Le ragioni alla base della situazione attuale sono storiche. Legate a doppio filo all’entrata della Spagna nell’Unione Europea. “Ma non esiste una logica tecnica per l’attuale stato delle cose”, attacca Ton Mata.
“Pensiamo che nessun altro approccio fosse possibile – spiega – ma il problema è un altro: la DO Cava non è stata in grado di evolversi su questioni apparentemente semplici, come la zonazione. Non c’è dunque molta connessione tra una bottiglia di Cava e il vigneto da cui proviene”.
Quello dipinto da Ton Mata è il quadro – avvilente – di uno spumante nazionale senza una precisa identità territoriale. Incredibilmente riconosciuto come Denominazione d’origine (quale?), tutelata dall’Unione europea.
Pochissime aziende del Cava – evidenzia il numero uno del Corpinnat – vinificano tutto il loro vino base. La stragrande maggioranza lo acquista interamente, o in alta percentuale, da fornitori. Ancora meno aziende lavorano interamente con i vigneti di loro proprietà”.
“Naturalmente – ammette Mata – il fatto che un enologo abbia i propri vigneti non significa che il suo vino sarà per forza migliore. Ma riteniamo che informazioni di base come queste dovrebbero essere disponibili per i consumatori e per i professionisti. E che dovrebbero servire come mezzo per incoraggiare le aziende a investire verticalmente nella produzione”.
In questi termini, il progetto Corpinnat assume una valenza assoluta per tutta la viticoltura spagnola. Ben oltre, dunque, gli interessi e i confini delle 9 aziende aderenti all’Avec. “Pensiamo che queste opzioni costituiscano anche un modo per portare i giovani in un settore come l’agricoltura, in cui la popolazione sta invecchiando rapidamente e inesorabilmente”, chiosa Ton Mata.
“Nelle migliori regioni vinicole del mondo – prosegue – c’è una forte connessione tra la vigna e il vino, ma questo non esiste nel Cava, secondo la mia modesta opinione. Riteniamo che ciò contribuisca molto a spiegare la mancanza di prestigio del Cava a livello internazionale e spieghi alcuni dei prezzi ridicolmente bassi e persino scandalosi che vediamo in giro”.
IL RICONOSCIMENTO DEL MARCHIO IN EUROPA
Da qui la “necessità” di dar vita all’Associació de Viticultor i Elaboradors e a un brand, il Corpinnat, da far riconoscere all’Unione europea. Un percorso burocratico ben noto a molte aziende italiane. Il Belpaese, infatti, detiene il primato di Stato europeo col maggior numero di “Collective brand” approvati negli ultimi 10 anni.
“Abbiamo collaborato con un consulente in brevetti e marchi – spiega Ton Mata – che ci ha suggerito di adottare questa forma giuridica. È stato necessario redigere un regolamento, un disciplinare con tanto di sanzioni in caso di non conformità e un sistema di audit esterno e un protocollo per l’ammissione delle cantine”.
Una volta redatti, tutti i documenti sono stati inviati a Bruxelles, in particolare all’Euipo, l’Ufficio dell’Unione europea per la proprietà intellettuale. La documentazione del Corpinnat è stata approvata senza alcuna modifica. Nel giro di 6 mesi. L’ufficialità risale al 10 aprile 2018. Ma il percorso dell’Avec è iniziato molto prima.
“Nel 2012 – spiega Ton Mata – le cantine del Corpinnat hanno iniziato a lavorare su un rigido ventaglio di regole comuni, nell’ottica di dar vita a un’associazione famigliare utile a coloro che intendessero produrre un diverso tipo di spumante, capace di mettere al centro l’origine, ancor più del processo di vinificazione”.
“Oggi – continua Mata – il marchio collettivo europeo Corpinnat aiuta i consumatori e i professionisti a identificare i grandi spumanti prodotti nel cuore della regione del Penedès. Un nuovo quadro, utile a distinguere il vino di alta qualità all’interno del mondo del Cava”.
La coesistenza dei marchi Cava e Corpinnat in etichetta è stata possibile fino a quando il Consejo regulador – in netta contrapposizione con l’Avec – ha approvato una modifica al disciplinare. Vento in poppa per le barche dei pirati del Cava, che hanno iniziato così il loro viaggio in solitaria, nel mondo degli spumanti di qualità internazionali.
UN DISCIPLINARE CHE SEGNA LE DISTANZE DAL CAVA
Alla base del Corpinnat (“Cor”: “Cuore”; “Pinna“: diminutivo di “Penedès”; “Nat“: “Nato”, ovvero “Nato nel cuore del Penedès”) c’è un rigido disciplinare di produzione, destinato a diventare ancora più rigoroso quando Pinot Nero e Chardonnay – vitigni internazionali – saranno esclusi dalla base ampelografica, in favore di varietà come Xarel·lo, Macabeo e Parellada, ma anche del meno noto Sumoll, originarie del Penedès.
Le uve, di esclusiva proprietà aziendale, devono essere certificate biologiche e vendemmiate a mano, in cassetta. Vigneti e cantina devono trovarsi nel territorio del Corpinnat. Sono 22.966 gli ettari identificati nella zona classica, che comprende 46 Comuni racchiusi nel canalone tra il Montserrat (a nord ovest), il Massís del Garraf (a sud ovest) e il confine con Tarragona (a est).
La Plana Penededesca, meccanizzabile, continua ad essere appannaggio dei grandi produttori di Cava. Le zone terrazzate e impervie, ricche di calcare, limo e argilla, fino ad oltre 450 metri sul livello del mare, sono il regno dei vignaioli del Corpinnat.
Non è un caso che, al momento della fuoriuscita dal Consejo, la Denominación de Origen dello sparkling spagnolo abbia perso circa l’80% degli spumanti Gran Reserva, divenuti oggi a tutti gli effetti Corpinnat Reserva, col divieto della menzione della DO e del suffisso “Gran”.
La “Cava Revolution” si gioca in vigna, ma anche in cantina. Sono 18 i mesi di affinamento minimi sui lieviti del Corpinnat, contro i 9 del Cava. Un aspetto, quest’ultimo, che avvicina il noto spumante Metodo classico della Spagna al re degli Charmat internazionali – il Prosecco – più che allo Champagne (12 mesi) o al Franciacorta (18 mesi).
Ed è proprio alla più rinomata “bollicina” italiana che guardano i 9 rivoluzionari del Corpinnat, come esempio internazionale da riproporre in Spagna, nel segno della tradizione del Penedès. Un fil-rouge, quello tra i produttori catalani e i bresciani, segnato anche dal recupero di un’antica e preziosa varietà, capace di resistere ai cambiamenti climatici: il Sumoll.
Un lavoro molto simile a quello compiuto in Franciacorta con l’Erbamat, uva autoctona il cui utilizzo è oggi consentito dal disciplinare sino a un massimo del 10%, destinato probabilmente a salire fino al 30% nella nuova tipologia di spumanti che prenderà il nome di “Mordace“, già registrato dal Consorzio franciacortino.
“Grazie al suo elevato apporto di acido malico – rivela a WineMag.it Ramón Jané (nella foto, sopra) titolare con la moglie di una gemme del Corpinnat, Mas Candí – questa uva a bacca rossa ci sarà di grande aiuto in futuro, specie nelle estati torride. Chardonnay e Pinot Nero, infatti, non hanno la sua stessa resistenza alla siccità”.
Ramón conduce con la moglie Mercé Cusco la più piccola delle aziende del Corpinnat: 40 ettari per 60 mila bottiglie. A Les Gunyoles, proprio davanti alla cantina, si trova il vigneto sperimentale di Mas Candí, che col Sumoll produce due Corpinnat. Il bianco si chiama “Indomable”, proprio per le caratteristiche, freschissime, della varietà.
CORPINNAT, TRE GIORNI DI ASSAGGI
Diario di bordo
- Day 1
Castellroig Sabaté i Coca, Recaredo, Gramona - Day 2
Mas Candí, Júlia Bernet, Llopard - Day 3
Nadal, Huguet Can Feixes, Torelló
CASTELLROIG SABATÉ I COCA
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Marcel ha una fissa: il terreno. Ha catalogato tutti i suoli dei 50 ettari di vigna di proprietà, che danno vita a 180 mila bottiglie di Corpinnat. La produzione complessiva di Sabaté i Coca è di 250 mila bottiglie, prodotte anche grazie alla linea Castellroig (“Castello rosso”, la traduzione in italiano).
Un’attenzione, quella di Marcel, che ha fatto fare il salto di qualità all’azienda fondata dal nonno. Ben 18 i suoli mappati, ognuno diverso dall’altro, ma con caratteristiche comuni quali la presenza di calcare, argilla e ferro. Il tutto nell’ambito di un progetto di zonazione che ha consentito di suddividere l’azienda in 66 parcelle.
“Terroir wines“, li chiama Marcel: l’uomo che più di tutti, all’interno dell’Associació de Viticultor i Elaboradors, sa dove cammina. O, meglio, su che cosa. “Con il Corpinnat – sostiene – abbiamo la grande opportunità di mostrare al mondo le qualità del Penedès, il miglior luogo dove produrre spumanti nell’area del Mediterranea”.
Corpinnat Brut Nature Reserva 2017, Castellroig Sabaté i Coca: 90/100
Il Metodo classico “base” di Marcel, ottenuto dall’assemblaggio delle uve Macabeo, Xarel·lo e Parellada provenienti da 24 differenti appezzamenti. Ventidue mesi sui lieviti, degorgement 10/2019. Naso gentile, su fiori e frutta. Perlage fine e persistente. Al palato una bella verticalità, su note di citriche e di mela verde. Freschezza ed eleganza ben coniugate alla facilità di beva.
Corpinnat Brut Nature 2014 “Mosset”, Sabaté i Coca: 91/100
È il frutto dell’assemblaggio di 6 “terrazze”, le cui uve sono state selezionate accuratamente. Visto l’approccio di Marcel, in questo caso sarebbe meglio parlare di assemblaggio di terreni, più che di uve. Nella cuvèe di “Mosset”, lo Xarel·lo prevale sul Macabeo e su un’elegantissima Parellada: 55 i mesi sui lieviti, degorgement 10/2019.
Dal calice, di un giallo paglierino luminoso, si dipanano richiami minerali netti, note di frutta esotica e ricordi di anice e finocchietto selvatico. L’assaggio si conferma iodico, fruttato, agrumato, con chiusura lunga, leggermente speziata. La struttura corpulenta e il perlage cremoso ne fanno uno spumante di assoluta gastronomicità.
Corpinnat Brut Nature 2012 “Josep Coca”, Sabaté i Coca: 92/100
Xarel·lo (85%) e Macabeo (15%) da vigne vecchie per l’etichetta dedicata al nonno di Marcel, Josep, l’uomo che diede avvio all’azienda di famiglia, piantando i primi vigneti. Degorgement 09/2019, 78 mesi sui lieviti. È il Corpinnat più “Champagne” della gamma di Sabaté i Coca, con le note di lisi ben integrate a quelle del varietale.
Esemplare l’espressione dello Xarel·lo, che qui si esprime su una gran concentrazione degli aromi e su una struttura corpulenta, ben avvolta nelle note di pasticceria. Pregevole l’allungo sulla macchia mediterranea e sullo iodio. Un viaggio, andata ritorno, dalla Francia al Penedès.
Corpinnat Brut Nature 2011 “Reserva Familiar”, Sabaté i Coca: 93/100
Sua maestà lo Xarel·lo, come mamma l’ha fatto: in purezza, nel calice. Degorgement 10/2019, 92 mesi sui lieviti. Si tratta dell’assemblaggio di 3 piccole porzioni del cru Terroja, fermentate per il 30% in botti castagno, con affinamento di 4 mesi.
Ancora una volta Marcel si affida alla vigna vecchia e alle espressioni del terreno per regalare uno dei Metodo classico manifesto del Penedès. Uno Xarel·lo concentrato, pieno, di struttura, eppure di grande eleganza e freschezza. Sorprende soprattutto la “giovinezza” del sorso di questo Corpinnat di straordinaria longevità.
RECAREDO
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Una delle aziende simbolo del Corpinnat, tra le principali promotrici del vento di rivoluzione nel Consejo del Cava. Di certo, una cantina che vale la visita anche dal punto di vista enoturistico. Un’emozione percorrere i cunicoli in cui riposa il prezioso spumante Metodo classico e assistere alla meticolosa sboccatura, effettuata a mano sotto l’occhio vigile dello chef de cave Núria Artiaga e del suo collaboratore Jordi Araujo.
Ma Recaredo, le cui radici affondano nel 1924, è soprattutto degna di nota per l’approccio biodinamico in vigna e in cantina. Varietà autoctone, lieviti indigeni, zero dosaggio e lunghi affinamenti (minimo 40 mesi) sono i quattro pilastri su cui si fonda la filosofia di questa “cantina di famiglia”, con base a Sant Sadurní d’Anoia.
Altra peculiarità: per la seconda fermentazione, Recaredo utilizza tappi di sughero al posto del tappo corona. “Siamo convinti di garantire più longevità ai nostri spumanti con questa scelta, riducendo i rischi di ossidazione e controllando da subito la micro ossigenazione”, spiega il direttore generale Ferran Junoy a WineMag.it.
Corpinnat Rosat Brut Nature 2014 “Intens”, Recaredo: 91/100
Monastrell (86%) e Grenache (14%) sono le varietà individuate da Recaredo per la produzione del “rosé de saignée” in alternativa all’internazionale Pinot Nero: 54 mesi sui lieviti, sboccatura 10/2019. Curiosa (ma azzeccata) la scelta del servizio in un calice da Borgogna. Uno spumante che chiama il piatto, con la sua assoluta gastronomicità.
Al naso fiori freschi, lamponi e fragoline galleggiano su una netta percezione iodica. Una nota amara leggerissima e piacevole gioca, in bocca, con la maturità di un frutto meno invadente del previsto. Riequilibrando e tendendo il sorso come la corda di un arco.
Sorprendente come una freccia, questo rosé che al naso si mostra gentile, quasi femminile. E in bocca ti ribalta dalla sedia, incollandoti al calice per l’estrema piacevolezza, sorretta da una gran freschezza e mineralità.
Corpinnat Brut Nature 2015 “Terrers”, Recaredo: 92/100
Xarel·lo (58%), Macabeo (32%) e un 10% di Monastrell vinificato in bianco: 41 mesi sui lieviti, sboccatura 06/2019. Uno Metodo classico che fa dell’immediatezza la sua carta vincente. Godibilità e bevibilità estreme, rese possibili da un frutto pieno, in perfetta alternanza con la mineralità. In bocca aiuta anche la bollicina, fine e cremosa.
Corpinnat Brut Nature 2013 “Serral del Vell”, Recaredo: 94/100
Ancora una volta Xarel·lo e Macabeo, sboccatura 11/2019. Perlage finissimo e fittissimo. Al naso tutta la tipicità del Penedès, coi ricordi di anice, semi di finocchio, ma anche agrumi. Non manca una nota ammandorlata e un vago tocco fumè, conferito da due mesi di affinamento dello Xarel·lo in barrique. Spumante elegantissimo e gastronomico.
Corpinnat Reserva Particular de Recaredo 2007, Recaredo: 93/100
Le bottiglie complessive prodotte dalla cantina sono 300 mila, ma di fronte ad etichette come questa ci si rende conto di quanto, ogni singolo “pezzo”, possa rappresentare un’opera d’arte a sé stante. Capace di emozionare.
Crema e sale i descrittori di sintesi di questa Riserva 2007, stappata da Junoy e Araujo nel “caveau”, pescandola tra le ultime 150 bottiglie a disposizione della cantina (merci encore). Forma smagliante per la cuvèe di Xarel·lo e Macabeo, che si dividono equamente il “monolocale” di vetro.
Bocca estremamente pulita in chiusura, grazie a una mineralità di razza che ben si coniuga alle note mielate leggere, di un principio ossidativo. I ricordi di camomilla rendono ancora più spessa la cornice di uno spumante unico.
Corpinnat Brut Nature 2006 Turó d’en Mota, Recaredo: 96/100
Xarel·lo in purezza, da singola vigna: 146 mesi sui lieviti, degorgement 7/2019 (bottiglia 3328 di 4864). La punta di diamante della gamma della cantina di Sant Sadurní d’Anoia. Un’etichetta capace di rappresentare ai massimi livelli il Penedès ed esemplificare, da sola, il senso stesso del progetto Corpinnat, fondato su selezione e qualità assoluta.
Il giallo paglierino non racconta l’anno della vendemmia, né i mesi trascorsi dal nettare in bottiglia. Lo stesso fanno naso e palato, che si rivelano ancora giovanissimi. Merito di una mineralità esplosiva, che tiene per le briglie le note di lisi e danza sulle tipiche note di anice e semi di finocchio.
Ottima la corrispondenza gusto olfattiva. Il centro bocca è teso e affilato, su ricordi di agrumi che vanno dal succo alla buccia. Una nota leggermente speziata incanta nel finale, di straordinaria persistenza e salinità. Chapeau.
GRAMONA
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“Artigiani del tempo”. E come dare torto al claim di Gramona, la casa vinicola che più di tutte, nel Penedès, ha saputo reinventarsi sino a risultare oggi moderna, nel segno della sostenibilità e dei principi della biodinamica. Gramona, inoltre, è in grado di dare un tocco unico ai propri Corpinnat, con una liqueur d’expedition da Solera.
Tutto inizia a metà dell’Ottocento. L’enologo Josep Batlle, dopo anni di esperienza, lascia il timone al figlio Pau, che inizia a produrre i primi spumanti Metodo classico della zona, base Xarel·lo.
Determinante il matrimonio dell’erede Pilar con Bartomeu Gramona, figlio di Josep Gramona, presidente della Gilda dei Taverners di Barcellona e fondatore di “La Vid Catalana”, rivista dell’Associazione dei produttori di vino catalani. Dal sodalizio prende vita il marchio di spumanti Gramona.
Oggi la cantina conta 304 ettari certificati Demeter: 85 quelli di proprietà, mentre il resto dei terreni sono di conferitori storici, riuniti nell’Aliances per la Terra. Grandi numeri anche in cantina: 1,2 milioni di bottiglie (60% Corpinnat) in parte destinate alla Grande distribuzione organizzata, senza preconcetti di sorta.
Corpinnat 2014 Imperial, Gramona: 89/100
È l’etichetta base della casa di Sant Sadurní d’Anoia, che fa dei lunghi affinamenti in cantina e dell’assoluta piacevolezza della beva la propria cifra stilistica. Un Brut dosato 6g/l, ottenuto dall’assemblaggio di Xarel·lo (40%), Macabeo (40%), Parellada (5%) e Chardonnay (15%), grande passione del numero uno, Xavier Gramona.
Perlage fine e persistente per questo Metodo classico morbido e avvolgente sin dal naso, con le sue note di mela e frutta a polpa bianca, matura, rinvigorite dai classici ricordi di anice. Palato cremoso e avvolgente, con note di pasticceria che ben si legano alla mineralità e alla freschezza.
Corpinnat Brut Nature 2012 Finca Font de Jui “III Lustros”, Gramona: 91/100
Presenza più cospicua di Xarel·lo (65%) nella cuvèe completata dal Macabeo (35%). Minimo 70 mesi sui lieviti per questo Metodo classico che si presenta più tagliente e affilato del precedente, senza rinunciare alla frutta matura.
La cifra è ancora una volta l’estrema bevibilità, gradevolezza e gastronomicità. Le note avvolgenti di crosta di pane rendono il sorso vengono stuzzicate da una gran freschezza e da una salinità decisa.
Corpinnat Brut 2009 Finca Font de Jui “Celler Batlle”, Gramona: 90/100
Xarel·lo e Macabeu, 65% e 35%. Altro Brut dosato 6g/l che porta dritti in Champagne, per la predominanza delle note di lisi sul corredo varietale, giocato sulla frutta candita. Il colore, giallo dorato, evidenzia che qualche anno è passato. Ma il nettare risponde bene: più che mai viva la freschezza al sorso, in un bel gioco con la pasticceria.
Corpinnat Brut Nature 2002 Paratge Qualificat Font de Jui “Enoteca”, Gramona: 95/100
L’anima del Penedès in questo straordinario Metodo classico di Gramona, ottenuto da un 75% di Xarel·lo e da un 15% di Macabeu. Sedici anni sui lieviti e non sentirli, si potrebbe dire. La verticalità assoluta del sorso parla di una longevità assoluta, non ancora giunta al suo apice.
Eppure il sorso, oltre a risultare affilato come una lama, mostra un ottimo apporto di materia: la consueta frutta matura, che gioca con ritorni (corrispondenti al naso) di frutta secca, polvere di cacao e fondo di caffè. La chiusura è particolarmente rinfrescante: un aspetto reso ancora più sorprendente dagli accenni di pepe bianco.
Buone, di Gramona, anche le prove dei Corpinnat “La cuvèe” Brut 2015 (88/100, perfetto vino quotidiano), “Argent” Brut 2014 (90/100 per questo inconsueto Chardonnay in purezza) e “Argent” Rosé 2014 (92/100, Blanc de Noir da Pinot Nero teso, agrumato, salino e verticale).
MAS CANDÍ
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Che la vita di Ramón Jané e della moglie Mercé Cusco is all about wine – tutta incentrata sul vino – è chiaro sin dal fatto che, al posto del giardino, i due abbiano un vigneto sperimentale. Pochi filari, allevati con le varietà autoctone del Penedès, “da recuperare e valorizzare”. La casa, per di più, è adiacente alla cantina.
Mas Candí, in definitiva, è la realtà più giovane del Corpinnat. E la più sorprendente. Quella in cui si respirano a pieni polmoni le ragioni della rivoluzione in corso in Cataluña. “Il patrimonio più importante della mia cantina è aver conservato le vigne vecchie – dice Ramón – rinunciando agli aiuti dell’Ue per l’espianto e reimpianto, nel 2001″.
Una storia di coraggio, di sacrificio e di professionalità assoluta, che ha portato la coppia, per amore della terra, ad aderire al circuito dei vignaioli naturali catalani “Vinyes Lliures“. Quaranta ettari per 60 mila bottiglie totali. Un grande esempio di artigianalità in un Penedès destinato a imporsi ad altissimi livelli con la sua viticoltura ecologica.
Corpinnat Brut Nature 2016, Mas Candí: 89/100
Xarel·lo (50%), Macabeo (25%), Sumoll (15%), Parellada (10%). Quasi 30 mesi sui lieviti, sboccatura 10/2019. Giallo paglierino e perlage molto fine e persistente. Un Metodo classico molto profumato, floreale, fruttato e minerale già al naso, con rintocchi netti di macchia mediterranea.
In bocca risulta verticale, freschissimo e salino. La bollicina lavora bene sulle durezze, ammorbidendo come seta il sorso. Uno spumante dalla beva instancabile, perfetto a tutto pasto. Semplice, ma tutt’altro che banale.
Corpinnat Brut Nature 2014 “Segunyola”, Mas Candí: 92/100
Il singolo vigneto vecchio di Xarel·lo da cui nasce Segunyola è da visitare: manifesto del credo di Ramón, che ci ricava poca uva, ma di grandissima qualità. Il naso, di fatto, è su un frutto di gran concentrazione ed espressività, nella sua perfetta maturità.
Nuovamente ricordi di macchia mediterranea, di anice e di finocchietto selvatico a solleticare l’olfatto, assieme a un accenno appena percettibile di brace. Leggerissimi anche gli accenni di pasticceria, in un quadro più che mai complesso, che cambia di secondo in secondo, grazie all’ossigeno e alla temperatura che cresce, nel calice.
La malolattica, svolta senza induzione, ha l’effetto di regalare un sorso rotondo e piacevole, sul pentagramma delle note fruttate mature e della lisi già avvertita al naso. Freschezza e salinità non mancano e riescono a reggere il colpo.
Uno spumante che, in definitiva, non rinuncia alla tipicità. Ma che, con un tocco di verticalità e struttura in più sarebbe stata l’apoteosi. Recente la sboccatura della bottiglia degustata: 10/2019.
Corpinnat Brut Nature 2013 “Indomable”, Mas Candí: 91/100
Ha scelto un cavallo, Ramón Jané, per rappresentare la vena selvaggia e “indomabile” – per l’appunto – di una delle varietà autoctone a cui è più affezionato: il Sumoll, che in “Indomable” (vinificato in bianco) si divide la scena con Xarel·lo, altro vitigno di carattere e struttura. La sboccatura, anche in questo caso, è recente: 10/2019.
Il perlage, fine e persistente, di eccezionale vitalità, sembra sottolineare la vena scalmanata delle due varietà. Al naso dominano le note fruttate: lampone, fragolina, piccoli frutti rossi in generale, di buona maturità. Ricorda per certi versi certe prove di spumantizzazione del Nebbiolo. Non mancano, però, tratti vinosi leggeri.
Perfetta la corrispondenza gusto olfattiva, segnata da ritorni di frutti di bosco, in particolare fragolina e lampone, croccanti e perfettamente maturi. Bella pienezza di bocca e lunghezza, con accenni salini ad allungare il sorso.
Corpinnat Brut Nature 2016 “Prohibit”, Mas Candí: 90/100
Rosé carico, ancora una volta in stile saignée. L’idea di Ramón è quella di venderlo giovane, nel pieno dell’espressività del frutto del Sumoll. Diciotto mesi minimo sui lieviti, sboccatura 10/2019. Perché Prohibit?
Si è sempre chiamato così, anche quando era un Cava. E soprattutto quando il Sumoll non era tra le varietà ammesse per la produzione dello sparkling spagnolo. Ramón, sulla scheda per il Consorzio, scriveva Monastrell. Tutti felici.
A comporre la cuvèe, in questo caso, anche un tocco di Xarel·lo (2%). Le note di frutta sono molto simili a quelle del precedente assaggio, ma dotate di maggiore carattere e pienezza. Non mancano, al naso, accenni verdi, di macchia mediterranea.
In bocca, “Prohibit” mostra tutto il nerbo della varietà “indomabile”. Siamo di fronte a un rosato muscolare, capace però di abbinare bene la pulizia del frutto a una salinità piuttosto marcata. Un rosato dissetante e, al contempo, gastronomico.
JÚLIA BERNET
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Si legge così sull’insegna e sulle etichette delle bottiglie. Ma il tempo di Júlia deve ancora arrivare. Si tratta della figlia del titolare di quest’altra cantina gioiello del Penedès, Xavier Bernet: “Sta finendo l’università, poi spero mi darà una mano in azienda. Intanto le abbiamo intitolato la cantina…”.
“Vinyes de Muntanya” è il claim : quasi tutti gli appezzamenti si trovano su terrazzamenti eroici, delimitati da muretti a secco, in una delle zone più alte del Corpinnat (430 metri slm). A giudicare dal sorriso di Xavier, stampato sul viso anche quando si chiude fuori dall’auto, con le chiavi nel quadro, sembrerebbe un gioco da ragazzi.
Xavier sorride pure quando ti mostra i muretti a secco, scaraventati giù dal vento e dalla forza di gravità: “In due, tre giorni, li rimetteremo su”. Sorriso o no, questo vignaiolo tutto cuore in faccia è un altro pirata del Cava. Stanco dei prezzi da fame col quale venivano liquidate le sue uve, vendute negli anni scorsi alla cooperativa locale.
“Entrare nel Corpinnat – ammette Xavier Bernet – è stato come prendere una scossa. Mia moglie ed io siamo sempre stati contro la burocrazia. Oggi forse ne abbiamo più di prima, ma questo gruppo è stata un’aspirina”. Tutti gli assaggi delle etichette di Júlia Bernet sono avvenuti con sboccatura à la volée, in cantina.
Corpinnat Brut Nature 2014 “Exsum Or”, Júlia Bernet: 89/100
Xarel·lo (60%), Chardonnay (40%). Perlage finissimo, gran croccantezza del frutto. Sale, crema, limone e di nuovo sale, in allungo. La varietà locale gioca molto bene con l’internazionale Chardonnay. Il sorso resta tipico.
Corpinnat Brut Nature 2014 “R-130”, Júlia Bernet: 92/100
Xarel·lo in purezza, ma di montagna. L’escursione lo rende ancora più teso e complesso. A una tendenza amara iniziale risponde una nota di liquirizia che arrotonda e rende ancora più profondo il sorso.
Sale, come sempre, in gran evidenza, assieme a ricordi d anice e finocchietto. Il frutto è polposo, materico. La beva instancabile, nonostante l’ottima struttura, ne fanno uno Corpinnat col quale osare negli abbinamenti.
Corpinnat Brut Nature 2015 “60 x 40”, Júlia Bernet: 86/100
Si ribaltano gli equilibri: Chardonnay (60%), Xarel·lo (40%). Naso e sorso paiono lontani dai canoni stilistici del Penedès, ma mineralità e struttura dello Xarel·lo fanno il possibile per tenere questa cuvèe attaccata al territorio. Se l’obiettivo è internazionalizzare, bene. Ma attenzione a non prenderci la mano. Si rischia la standardizzazione.
Corpinnat Brut Nature Xarel·lo Vermell 2017, Júlia Bernet: 91/100
Tipicità estrema per questo Metodo classico prodotto con un biotipo di Xarel·lo recuperato da Xavier, il Vermell. Zero solforosa aggiunta: una prova, non ancora in commercio, del tutto riuscita. Naso sulla brace, oltre che sul frutto, pienissimo e succoso. Palato finissimo, minerale e di struttura corpulenta. Avanti tutta.
Corpinnat Brut Nature 2016 “Ingenius”, Júlia Bernet: 92/100
Xarel·lo al 80%, completato da un 20% di Chardonnay. Un Corpinnat pieno, ricco, verticale, salatissimo, capace di sfoderare – al contempo – un gran frutto, di maturità perfetta. La nota amara fa nuovamente capolino in chiusura, assieme ai ricordi balsamici e di erbe alpine. Uno spumante di montagna, a tutti gli effetti: carattere, salinità, piacevolezza, profondità. Non manca nulla, se non un po’ di riposo in bottiglia. Il prossimo anno sarà una favola.
Corpinnat Brut Nature 2009 “Maria Bernet”, Júlia Bernet: 93/100
Sua maestà lo Xarel·lo, in purezza. Frutta e gran mineralità al naso, che si confermano in un palato di grande consistenza e verità. Altro vino manifesto del Penedès, prodotto dalla singola vigna (di montagna) d’Ordal.
LLOPART
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Basta poco per capire chi hai di fronte. Domanda e risposta. “Mr. Llopart, come si sente oggi, nei panni del rivoluzionario del Corpinnat, dopo aver contribuito con la sua azienda alla nascita e alla crescita stessa del Cava?”.
“Es evolucion”. “È evoluzione”, risponde Pere Llopart Vilarós. Novant’anni, enologo, si trascina lento, con l’aiuto di un bastone per la cantina che ha visto crescere ed evolversi fino ad oggi. Rifiutando (quasi) l’aiuto dei figli. Non tanto per orgoglio. Piuttosto perché le energie non mancano a questo pezzo di storia della cantina di Subirats.
Restiamo in quota, non lontano dalla cantina Júlia Bernet., a 350 metri sul livello del mare. Ma alziamo il tiro e le dimensioni aziendali: Llopart produce 480 mila bottiglie da 95 ettari di vigneti. La vocazione, come suggerisce la prima bottiglia di “Espumos” del 1887, è spumantistica: ben 450 mila i pezzi di Corpinnat sul mercato ogni anno.
Tra le peculiarità della cantina, oggi nella mani di cinque eredi (quinta generazione), la presenza di un percorso di trekking tra i vigneti, per cuori forti. Si arriva in uno splendido vigneto con vista sulla valle del Penedès e sul Montserrat, per poi calarsi tra le pareti calcaree scavate dall’acqua, da cui affiorano conchiglie e fossili.
Corpinnat Rosé Brut Reserva 2017, Llopart: 89/100
Monastrell (60%) e Garnacha (20%), completate da un 20% Pinot Noir. Dosaggio 6 g/l. Si tratta di uno dei best seller della cantina. Rosa salmone alla vista, perlage fine e persistente. Buona finezza e freschezza, chiusura sul frutto. Un rosé garbato, ben fatto, di buona persistenza, perfetto da solo o in occasione dell’aperitivo.
Corpinnat Rosé 2016 “Microcosmos”, Llopart: 91/100
Qui il Pinot nero ha il sopravvento sul Monastrell (80% – 20%) e il risultato è un rosé di assoluta eleganza e gastronomicità, tra i migliori degustati nel Penedès. Buona pienezza al palato, senza rinunciare alla verticalità. L’accenno vinoso in chiusura lo rende più rosso che bianco, con la salinità a fare da spina dorsale.
Corpinnat Brut Nature Reserva 2016, Llopart: 89/100
È appena iniziata la commercializzazione della vendemmia in degustazione (sboccatura 11/2019), elaborata secondo la cuvèe che prevede un 40% di Xarel·lo, un 30% di Macabeo, un 30% di Parellada e un 10% di Chardonnay. Si tratta dell’etichetta d’entrata della cantina, prodotta sin dagli esordi come Cava.
Naso dominato dalle note morbide e ammandorlate dello Chardonnay, bocca tutta sulla struttura dello Xarel·lo, la freschezza del Macabeo e l’eleganza della Parellada. Un assemblaggio davvero ben pensato.
Corpinnat Brut Nature 2016 “Integral”, Llopart: 91/100
Uno dei pochi esempi di cuvèe con prevalenza della Parellada (40%), elemento consentito dall’altezza media dei vigneti della cantina di Subirats. Completano Chardonnay (40%) e Xarel·lo (20%). Gran bella eleganza e freschezza balsamica al naso, coi suoi richiami alla macchia mediterranea e agli aghi di pino.
In bocca, il nettare riflette freschezza e balsamicità, unendo una vena minerale decisa, salina, prima di una chiusura lunghissima, su echi balsamici. Un metodo classico che riflette le peculiarità della zona in cui è prodotto.
Corpinnat Brut Nature 2014 “Imperial Panoramic”, Llopart: 91/100
Xarel·lo (40%), Macabeo (40%) e Parellada (20%), 50 mesi sui lieviti. Naso gentile, su frutta come la pesca. Accenni di macchia mediterranea e pietra focaia, su note di pasticceria. In bocca gran freschezza, sui ritorni di lievito. Chiusura nuovamente sul frutto, pieno, cremoso, rinvigorito da una buona salinità e freschezza.
Corpinnat Brut Nature 2013 “Leopardi”, Llopart: 92/100
Xarel·lo (40%), Macabeo (30%), Parellada (30%) e Chardonnay (10%). Dopo la riduzione iniziale, il nettare si apre su note di lisi ben più accentuate rispetto agli assaggi precedenti. Non mancano la macchia mediterranea, l’anice e il finocchietto: bel connubio Spagna-Francia. In bocca buona pienezza e corrispondenza. Gran gastronomicità.
Corpinnat Brut 2010 “Ex Vite”, Llopart: 93/100
Xarel·lo (60%) e Macabeo (40%) direttamente dal cru di Las Flandes, anfiteatro naturale da cui provengono due delle etichette top di gamma di Llopart. Perlage finissimo e persistente. Naso dominato dallo iodio e da una frutta di gran precisione, con accenni di pasticceria e di brace. La bollicina è cremosa e viva al palato, avvolgente.
Sorso connotato da una freschezza assoluta, seguita da ritorni salini e di pasticceria più evidenti rispetto al naso. Un quadro di assoluta gioventù – nonostante si tratti di una vendemmia 2010 – sostenuta dall’ottima struttura.
Corpinnat Brut Nature 2008 “Espumos”, Llopart: 94/100
Etichetta che rappresenta la storia della famiglia: 60% Xarel·lo e 40% Macabeo. Giallo paglierino che maschera bene l’anno di produzione delle uve. Eleganza assoluta al naso, dove le note di lisi sono evidenti (pasticceria, crosta di pane) ma sovrastate dal varietale.
Ecco dunque la macchia mediterranea e, nuovamente, gli accenni di brace e il fumè tipici del biotipo di Parellada presente nel vigneto storico. Al palato, in un quadro di perfetta corrispondenza, anche la liquirizia. La chiusura, lunga, infinita, vede il ritorno prepotente di un frutto a polpa gialla di gran concentrazione, quasi candito.
HUGUET CAN FEIXES
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Molto più di una semplice cantina. Can Feixes, letteralmente “Casa della famiglia Feixes”, è una visione. Del Penedès, delle sue uve. Ma anche del ruolo dell’uomo nel contesto ambientale. Tutto è preciso e meticoloso. Pensato e dosato. Sia in cantina che in vigneto. Le parole d’ordine? “Preservare” e “restituire”.
Oggi Can Feixes – 300 ettari di terreni di cui 80 vitati, a circa 400 metri sul livello del mare – è nelle mani di Joan, Joseph M. e Xavier Huguet, terza generazione della famiglia che ha acquisito la tenuta dai discendenti del fondatore, Don Jaume Feixes, rimasti senza eredi.
Joan è anche il presidente del Consell Regulador della Denominació d’Origen Penedès. Tutto tranne che un burocrate. Anzi, un uomo che si emoziona ancora, camminando tra le vigne di oltre 90 anni, “che producono poco ma sono estremamente preziose per i vini della nostra cantina”.
Alle varietà autoctone (soprattutto Parellada, ma anche Macabeo e Malvasia de Sitges), Can Feixes affianca a Cabrera d’Anoia Chardonnay, Cabernet Sauvignon, Merlot, Pinot Nero e Petit Verdot, oltre al Tempranillo.
Circa 200 mila le bottiglie complessive, per la maggior parte di vino fermo, bianco e rosso. Il 25% della produzione è destinato agli sparkling Corpinnat. Due le etichette, che riflettono perfettamente la filosofia della cantina. Stessa base per entrambi. A cambiare è solo il dosaggio.
Corpinnat Brut Nature 2010, Huguet Can Feixes: 94/100
Parellada (60%), Macabeo (20%) e Pinot Noir (20%) vinificato in bianco. Perlage fine e persistente. Al naso tutta l’eleganza floreale, agrumata e minerale della Parellada – vitigno sensibilissimo, che dà il meglio di sé dai 350 metri d’altezza, nel Penedès – unita a richiami precisi di pera.
In bocca, questo Brut Nature 2010 si conferma di estrema eleganza ed essenzialità, giocata su una salinità evidente e una freschezza dissetante. Un quadro già perfetto, impreziosito in chiusura da ritorni di frutta matura e dalla cremosità delle note di lisi (pasticceria e limone candito) ben amalgamate al varietale.
Corpinnat Brut Classic 2010, Huguet Can Feixes: 92/100
Giallo paglierino carico e luminoso per questa cuvèe, ottenuta con le medesime percentuali del Brut Nature. In questo caso è però previsto un dosaggio di circa 6 g/l. Al naso il nettare è meno vibrante. Un Corpinnat che sembra iniziare dove finisce la precedente etichetta di Can Feixes: ovvero dalle note di lisi e di frutta matura.
Agrume candito e pasticceria giocano sulle note minerali anche al palato, che rivela così tutta la sua gastronomicità. L’ingresso è fresco e salino, ma si allarga ben presto sulla crosta di pane e sulla frutta matura, sulla spinta di una bollicina avvolgente e setosa.
NADAL
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Una cantina per tre “stili” di Corpinnat, capaci di accontentare non solo palati diversi, ma di rappresentare – nel calice – le peculiarità delle principali varietà del Cava originario: Xarel·lo, Macabeo e Parellada. Questa è Nadal, tra le “big” dell’Avec coi suoi 100 ettari e le sue 450 mila bottiglie prodotte.
Alle redini della cantina di El Pla del Penedès, oggi, c’è Xavier Nadal Penedès, terza generazione della famiglia che deve tutto a Ramon Nadal Giró. Fu lui, nel 1941, a ripiantare i vigneti distrutti dalla fillossera, al termine della Guerra Civile spagnola. Le piante hanno preso il posto di una pista per aerei, costruita appunto a scopi bellici.
Tra le caratteristiche che rendono unica Nadal, la produzione di vini dolci, sfruttando l’umidità che consente la formazione della muffa nobile, la Botrytis Cinerea. Ed è proprio grazie alle mistelle che Nadal è in grado di dare un carattere unico ai propri Corpinnat dosati, attraverso la liqueur d’expedition.
Corpinnat Brut Nature Reserva 2012, Nadal: 89/100
Bello spumante d’entrata di gamma, quello di Nadal. Merito di una cuvèe dominata dall’elegante Parellada (44%), completata da Xarel·lo (32%) e Macabeo (24%). Naso minerale e agrumato, bocca corrispondente: fresca e salina.
Corpinnat Rosé Brut 2014 “Salvatge”, Nadal: 89/100
Pinot noir in purezza, degorgement ad aprile 2019. Rosa salmone carico alla vista. Bella presenza al palato, con i 4,5 g/l di residuo ben integrati nel sorso. Chiusura vinosa dosata, che lo ancora più adatto alla tavola.
Corpinnat Brut Nature 2013 “Salvatge”, Nadal: 91/100
Un Metodo classico molto dritto, verticale, sul sale e sulla percezione iodica, sin dal naso. Non manca la frutta in questa cuvèe di Macabeo (60%), Xarel·lo (29%) e Parellada (5%). Una declinazione che fa pensare a certi Metodo classico dei Monti Lessini Durello, prodotti con l’uva Durella, in Veneto. Chiude leggermente amaricante, ma al contempo su ritorni garbatissimi e setosi, di lievito. Ancora giovane.
Corpinnat Brut 2014 “Salvatge”, Nadal: 92/100
Più Parellada (31%) che Xarel·lo (10%) in questo splendido Brut, base Macabeo (59%). E come al solito il vitigno “di montagna” non delude. Già al naso, l’eleganza è estrema. La finezza della Parellada, combinata con la freschezza diretta del Macabeo e la struttura dello Xarel·lo, tengono perfettamente per le briglie il dosaggio di 8 g/l. Infinita lunghezza e gastronomicità, per quello che risulta tra i migliori Brut del Penedès.
Corpinnat Brut 2014 “Rng”, Nadal: 94/100
“Rng” sta per Ramon Nadal Giró, il fondatore. Sboccatura 23/10/2019 per questa cuvèe di Xarel·lo (53%) e Parellada (47%) che ha davvero tutto: frutto, freschezza, finezza. Alle note floreali e di frutta candita del naso risponde un palato sorprendentemente bilanciato tra verticalità e ampiezza, tra note d’agrumi e di pasticceria. Lunghissimo.
Corpinnat Brut Nature 2004 “Rng10”, Nadal: 93/100
Colore giallo paglierino che fa ben sperare per la tenuta del nettare. Al naso principi ossidativi evidenziati da note di frutta secca, come arachidi e nocciole, che ben si coniugano con le note di “crianza”, ovvero l’affinamento (lungo, in questo caso) sui lieviti (sboccatura 01/2019).
Gran vitalità al sorso, fresco, agrumato, con ritorni di pasticceria. Eleganza e struttura per un altro spumante che mostra le ottime capacità di sfidare il tempo da parte delle “bollicine” dei pirati del Cava.
Corpinnat Brut Reserva “Original”, Nadal: 88/100
Tra gli spumanti più semplici e beverini degustati in Cataluña. Si tratta dell’etichetta “multivintage” di Nadal (in questo caso 2015 e 2016) che assicura così, di anno in anno, una certa uniformità di gusto (dosaggio 5 g/l).
Un’etichetta pensata per i clienti meno esigenti, ma comunque desiderosi di gustare una cuvèe di uve tradizionali del Penedès: 39% Parellada, 39% Macabeo, 22% Xarel·lo, affinati sui lieviti per un periodo minimo di 18 mesi.
TORELLÓ
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C’è da perdersi tra i corridoi stretti e stracolmi di bottiglie del “caveau” di Torelló, nei sotteranei di una splendida residenza – con annessa cantina – immersa nel verde dei boschi e dei vigneti. Siamo lungo la Carretera C-243, a 25 minuti dall’aeroporto El Prat di Barcellona. In quella che potrebbe essere la prima tappa di un tour del Corpinnat, vista l’assoluta vicinanza alla capitale della Cataluña.
La strada maestra, tra gli spumanti che riposano sui lieviti in attesa del degorgement, la indica il direttore, Toni de la Rosa Torelló. La tenuta conta 90 vitati sui 135 di proprietà. Undici le varietà allevate. La prima bottiglia di spumante a marchio risale al 1951. Ma la storia della famiglia di viticoltori Torelló risale al XV Secolo.
Oggi la cantina produce circa 300 mila bottiglie all’anno ed è una delle più attive nell’ambito della promozione del Corpinnat, anche dal punto del vista del marketing e del packaging, sempre moderno e accattivante.
Corpinnat Brut Rosé 2017 “Pàl-Lid”, Torelló: 89/100
Macabeo (75%) e Pinot Nero (25%) per questo rosé fresco, fruttato ed elegante, che si presta alla perfezione a un consumo spensierato e a un abbinamento a tutto pasto. Il dosaggio di 3 g/l è ben calibrato e solletica la croccantezza delle note di piccoli frutti rossi.
Corpinnat Brut Reserva 2014 “Special Edition”, Torelló: 89/100
Uno dei cavalli di battaglia all’estero della cantina. Cuvèe dominata da Xarel·lo (40%) e Macabeo (38%), con la Parellada (22%) a dare il suo tocco di finezza. Su uno sfondo minerale, iodico, si alternano – sia al naso sia al palato – note di frutta matura. Uno spumante preciso e beverino.
Corpinnat Brut Nature 2013 “Traditional”, Torelló: 90/100
Consueta cuvèe con prevalenza di Xarel·lo (50%) sul Macabeo (29%) e sulla Parellada (21%). Cresce la percezione minerale, sin dal naso, rispetto agli altri assaggi. Così come è più evidente il legame col territorio, sottolineato dai ricordi di semi di finocchio ed anice. Bella la chiusura, su ricordi di liquirizia. Un Metodo classico che abbina bene austerità e piacevolezza, freschezza e frutto.
Corpinnat 2011 “Gran Torelló”, Torelló: 91/100
Spalle larghe per questo Corpinnat 2011 che gioca in ampiezza sulle note di lisi, tra la pasticceria e i ricordi di miele e agrumi maturi. Ottima corrispondenza gusto olfattiva per una cuvèe (46% Xarel·lo, 30% Macabeo, 24%Parellada) che chiama il piatto.
Freschezza ed eleganza non mancano, specie in una chiusura dove il sorso trova il suo perfetto equilibrio, grazie a ritorni di iodio ed accenni balsamici. La sboccatura è recente (09/2019) e il nettare non potrà che evolversi bene.
Corpinnat Brut Nature 2015 “225”, Torelló: 92/100
Il nome dipende dall’affinamento dello Xarel·lo (47% della cuvèe) in barrique da 225 litri, per un mese. Solo acciaio per il 33% di Macabeo e per il 20% di Parellada. Perlage finissimo Al naso richiami netti di anice e semi di finocchio, macchia mediterranea (rosmarino), accenni fumè e ricordi di miele.
Il più complesso e intrigante dei “nasi” di Torelló anticipa un ingresso di bocca pieno. La spina dorsale di questo intrigante Corpinnat è costituita più dalla freschezza che dall’attesa vena salina, ammansita dalla rotondità dello Xarel·lo. La gastronomicità assoluta invita ad osare con l’abbinamento.
Cronista di nera convertito al nettare di Bacco, nel mondo dell’informazione da oltre 16 anni, tra carta stampata e online, dirigo oggi winemag.it, testata unica in Italia per taglio editoriale e reputazione, anche all’estero. Collaboro inoltre come corrispondente per una delle testate internazionali più autorevoli del settore, in lingua inglese. Segno Vergine allergico alle ingiustizie e innamorato del blind tasting, vivo il mestiere di giornalista come una missione per conto (esclusivo) del lettore, assumendomi in prima persona, convintamente, i rischi intrinsechi della professione negli anni Duemila. Edito con cadenza annuale la “Guida Top 100 Migliori vini italiani” e partecipo come giurato ai più importanti concorsi enologici internazionali. Oltre alle piazze tradizionali, studio con grande curiosità i mercati emergenti, seguendone dinamiche, trend ed evoluzioni. Negli anni ho maturato una particolare esperienza nei vini dei Balcani e dei Paesi dell’Est Europa, tanto da aver curato la selezione vini per un importatore leader in Italia. Nel 2024 mi è stato assegnato un premio nazionale di giornalismo enogastronomico.