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Esercito in vigna in Puglia contro la mafia del vino e dell’uva

Esercito in vigna in Puglia, contro la mafia del vino e dell'uva

EDITORIALE – La mettiamo giù pesante, perché la situazione è pesante: in Puglia servirebbe l’esercito in vigna. Non si tratta certo della carenza di vendemmiatori, all’epoca del reddito di cittadinanza. Bensì di un’emergenza ben più grave, che il governo deve risolvere al più presto. Le vigne del Salento e della Daunia, tra Brindisi e Foggia, così come quelle della provincia di Barletta-Andria-Trani, sono in preda da anni alle scorribande della malavita organizzata. Quella che potrebbe essere ribattezzata la mafia del vino e dell’uva.

L’ultimo episodio criminale risale a una settimana fa. Cosimo Fortunato, conferitore della Cooperativa Due Palme di Cellino San Marco, ha trovato mille ceppi di Primitivo danneggiati. Un atto vile, perpetrato nella notte e scoperto solo la mattina dal viticoltore.

MASSERIA LI VELI: 0,4 ETTARI CANCELLATI COL TRATTORE

Per trovare il precedente più recente, non occorre andare troppo indietro nel tempo. Il 29 giungo 2021 a fare i conti con la mafia del vino e dell’uva è stata Masselia Li Veli. Siamo sempre a Cellino San Marco, provincia di Brindisi, per l’esattezza al Km 1 della provinciale Cellino-Campi. Qui è stato cancellato un intero vigneto dedicato alla produzione di vini del Salento: 0,4 ettari abbattuti con un trattore. Sempre nottetempo, perché è al buio che agiscono i vigliacchi.

In un’intervista rilasciata a al Quotidiano di Puglia, Angelo Maci va dritto al punto: «L’atto incendiario dello scorso anno subito da Cantina Due Palme e, subito dopo, la sparatoria sulla vetrata di casa mia ha la stessa regia della distruzione del vigneto della masseria Li Veli e del vigneto dell’amico Cosimo Fortunato».

«Stessi mandanti, stessi esecutori», ha aggiunto il numero uno della cooperativa di Cellino San Marco, che ricopre anche il ruolo di presidente del Consorzio Ue Coop e del Consorzio tutela vini Dop Brindisi e Squinzano.

Se in Puglia si spara sulle case dei presidenti delle cooperative vinicole, l’esercito in vigna è una provocazione poi non così surreale. Di episodi criminali, del resto, sono ormai piene zeppe le cronache. Senza andare troppo lontano nel tempo, nessuno ha dimenticato quanto accaduto a Cantine Rivera di Andria (BT) a febbraio 2021: 35 mila barbatelle rubate nella notte, a poche ore dall’impianto del vigneto sperimentale.

Un colpo durissimo per il patron Carlo De Corato: «Per chi ha commesso il furto – commentava – si tratta solo merce da piazzare sul mercato nero, ma per noi e per l’intero territorio vitivinicolo quelle barbatelle rappresentano il futuro. Per fortuna non tutto è perduto perché il vivaio ne aveva ancora qualche migliaio, da cui ripartiremo. Noi non ci fermiamo e non sarà di certo questo l’ultimo vigneto che pianterò».

GLI EPISODI CRIMINALI IN VIGNA SI SUSSEGUONO DA ANNI

Fece scalpore, nel settembre del 2020, l’arresto di due pregiudicati che si erano inventati un metodo particolare per estorcere denaro ai vignaioli. Prima devastavano i ceppi, poi lasciavano un biglietto manoscritto tra le viti a pergola, indicando come effettuare il pagamento per evitare ulteriori danneggiamenti.

Ancora più indietro, nel 2019, furono svuotati i silos dell’Antica Cantina di San Severo e di Torre Vini Srl di Torremaggiore, causando 1,5 milioni di euro di mancate vendite. In quell’occasione, finirono letteralmente per strada 25 mila ettolitri di vino, contenuti in 15 silos. Da non dimenticare, tra gli altri, anche i danni registrati nel 2016 dal “vignaiolo” Bruno Vespa, che parlò di «mafiosetti locali».

Un vezzeggiativo che, a distanza di anni, sta stretto a un movimento criminale viscido e strisciante, che pare muoversi indisturbato tra le vigne della Puglia, nonostante lo sforzo di carabinieri e uomini delle forze dell’ordine. Troppo pochi, forse, per azzerare la mafia del vino e dell’uva che opera un territorio così vasto. E allora Governo, se ci sei, batti un colpo. Anche due.

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Puglia, rubate 35 mila barbatelle a Cantine Rivera

ANDRIA – Sono 35 mila le barbatelle rubate da Cantine Rivera, un furto che mette a rischio un importante progetto dell’azienda agricola di Andria sulle varietà autoctone Bombino Nero e Nero di Troia. A darne notizia è il patron della cantina, Carlo De Corato, 82 anni e 50 vendemmie sulle schiena e tra le mani.

«Per chi ha commesso il furto – commenta – si tratta solo merce da piazzare sul mercato nero, ma per noi e per l’intero territorio vitivinicolo quelle barbatelle rappresentano il futuro. Per fortuna non tutto è perduto perché il vivaio ne aveva ancora qualche migliaio, da cui ripartiremo. Noi non ci fermiamo e non sarà di certo questo l’ultimo vigneto che pianterò».

Coraggio e determinazione, quelli del numero uno di Cantine Rivera, che non cancellano l’ennesimo episodio che vede protagonisti i viticoltori del nord della Puglia, dopo l’escalation di atti intimidatori dello scorso anno, in provincia di Foggia.

In particolare, le 35 mila barbatelle erano pronte per essere impiantate. «Sarebbe stata la concretizzazione di un progetto viticolo iniziato circa 30 anni fa – spiega l’azienda agricola di Andria – con l’impianto di 10 ettari di nuovi vigneti, ma non vigneti qualunque».

L’ultimo atto di un progetto di ricerca sulle varietà autoctone del territorio, Bombino Nero e Nero di Troia, intrapreso agli inizi degli anni Novanta da Cantine Rivera con la collaborazione del professor Attilio Scienza, proseguito con il Crea di Turi e giunto all’epilogo, con l’impianto delle barbatelle.

Si sarebbe trattato della terza generazione delle selezioni massali sui due vitigni autoctoni pugliesi, «individuate per fornire eccellente materia prima per i vini di Rivera che esprimono le tre Docg di Castel del Monte: il Castel del Monte Nero di Troia Riserva “Puer Apuliae“, il Castel del Monte Rosso Riserva “Il Falcone” e il Castel del Monte Bombino Nero rosato “Pungirosa“».

La notizia del furto ha lasciato la famiglia de Corato «senza parole»: «Lo ammettiamo – aggiunge il patron – ci ha fatto anche molto male. Ma da questo ripartiremo, più determinati che mai».

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