Una menzione, “Prosecco”, utilizzata a sproposito da diversi siti web americani che hanno a listino “Flor”, il “Prosecco Rosè” prodotto dal noto giudice di MasterChef Italia. In realtà si tratta di un blend composto al 90% da Glera (vitigno principe del “Prosecco”, suo sinonimo sino al 2009), cui viene aggiunto un 10% di Pinot Nero vinificato in rosa. Il che lo rende tutto tranne che un Prosecco. Tantomeno “Rosè”.
Un gioco che può funzionare (e pure tanto) all’estero. Basta interrogare il motore di ricerca Google per scoprire quanti ristoranti hanno in carta “Flor” tra le “bollicine”, in qualità di “Prosecco Rosè”. Qualcuno arriva a definirlo, addirittura, “The Champagne of Venice“: lo Champagne di Venezia. Sconcertante scoprire che alcuni esercizi si trovino anche in Italia. Tra questi proprio Ricci Milano, storico ristorante meneghino rilanciato nel 2015 da Joe Bastianich e Belen Rodriguez, in zona Stazione centrale.
Difficile pensare alla svista per uno come Bastianich, che produce direttamente “Flor” appoggiandosi (pare) a una “big” della spumantizzazione della zona di Valdobbiadene (indovinate quale). Fingendoci interessati al prodotto contattiamo il ristorante dei due vip. Chi ci risponde, dall’altra parte dello smartphone, è una donna: “L’azienda produttrice di ‘Flor’ è Bastianich”. Bingo.
Convinti che si tratti di una mera operazione di marketing, Oltreoceano, anche alcuni wine bloggers interrogati da vinialsuper. Tutti concordi nel commentare la presenza sul mercato a stelle e strisce del “Prosecco Rosè Flor” come “an American marketing strategy”. Una “strategia di marketing” destinata al mercato americano.
LA POSIZIONE DEL CONSORZIO PROSECCO DOC
“Solo nell’ultimo anno – precisa Zanette – ne abbiamo intercettate oltre 500. Nello specifico, però, non si tratta di un errore commesso dai produttori, bensì dell’esercizio nel caso del ristorante Ricci Milano, di proprietà di Belen e Bastianich. Ovviamente questo non diminuisce l’importanza dell’episodio in esame: il fatto è grave e merita la massima attenzione”. L’ufficio legale del Consorzio, di fatto, è già all’opera.
“Oggi – aggiunge Luca Giavi, direttore generale del Consorzio Prosecco Doc – l’overbranding del Prosecco porta a identificare con la nostra Denominazione l’intera categoria ‘spumanti’. Ritengo che tante volte si tratti di un problema di ignoranza delle regole, piuttosto che di malafede. Infatti, casi come questi, all’estero sono decisamente più diffusi”.
Un fronte sul quale il consorzio trevigiano si è rimboccato le maniche. “Abbiamo più volte richiamato l’attenzione dei rappresentanti di categoria di esercenti e commercianti sul tema del corretto utilizzo delle indicazioni geografiche – evidenzia Giavi -. C’è ancora molto da fare, ma stiamo mettendo a punto diversi progetti in tal senso”.
Cronista di nera convertito al nettare di Bacco, nel mondo dell’informazione da oltre 16 anni, tra carta stampata e online, dirigo oggi winemag.it, testata unica in Italia per taglio editoriale e reputazione, anche all’estero. Collaboro inoltre come corrispondente per una delle testate internazionali più autorevoli del settore, in lingua inglese. Segno Vergine allergico alle ingiustizie e innamorato del blind tasting, vivo il mestiere di giornalista come una missione per conto (esclusivo) del lettore, assumendomi in prima persona, convintamente, i rischi intrinsechi della professione negli anni Duemila. Edito con cadenza annuale la “Guida Top 100 Migliori vini italiani” e partecipo come giurato ai più importanti concorsi enologici internazionali. Oltre alle piazze tradizionali, studio con grande curiosità i mercati emergenti, seguendone dinamiche, trend ed evoluzioni. Negli anni ho maturato una particolare esperienza nei vini dei Balcani e dei Paesi dell’Est Europa, tanto da aver curato la selezione vini per un importatore leader in Italia. Nel 2024 mi è stato assegnato un premio nazionale di giornalismo enogastronomico.