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Diageo presenta un piano decennale per la sostenibilità

Diageo ha lanciato il programma “Society 2030: Spirit of Progress“. Dopo grandi aziende come Unilever o il principale concorrente Pernod Ricard e realtà artigianali come BrewDog anche Diageo, il più grande produttore mondiale di alcolici, fissa nuovi progetti nel tentativo di raggiungere gli obiettivi stabiliti dall’accordo di Parigi del 2016 per limitare il riscaldamento globale al di sotto dei 2 ° C.

In qualità di azienda globale – ha dichiarato Ivan Menezes, amministratore delegato di Diageo – ci impegniamo a fare la nostra parte per proteggere il futuro del nostro pianeta e ad aprire la strada agli altri. Sono molto orgoglioso dei nostri risultati ad oggi in termini di sostenibilità e responsabilità. Per questo abbiamo stabilito un nuovo e ambizioso piano d’azione al 2030. Ci aspetta un decennio particolarmente critico”.

I nuovi obiettivi di Diageo fanno seguito alla riduzione del 44,7% delle emissioni nel periodo 2007-2019, proseguendo così nel suo percorso di sostenibilità “Grain to Glass” (dalla materia prima al bicchiere). In tal senso l’azienda prevede di riuscire a produrre tutte le proprie bevande con un utilizzo medio del 30% di acqua in meno, puntando a ridurre lo stress idrico del pianeta.

Col nuovo piano Diageo si impegna a lavorare per un futuro a basse emissioni di carbonio, sfruttando il 100% di energia rinnovabile per raggiungere “zero emissioni” nette di anidride carbonica nelle operazioni dirette e collaborando con i fornitori per ridurre del 50% le emissioni indirette.

Due delle distillerie scozzesi del gruppo, Oban e Royal Lochnagar, diventeranno entrambe a emissioni zero entro la fine del 2020, mentre in Kentucky si sta già costruendo una nuova distilleria a emissioni zero per Bulleit Bourbon utilizzando tecnologie come caldaie a elettrodi e luci a energia solare. Diageo punterà a raggiungere le emissioni zero anche in India entro il 2025.

È fondamentale agire ora se vogliamo mantenere intatto il meraviglioso mondo in cui viviamo – ha sottolineato Ewan Andrew, Chief Sustainability Officer di Diageo – Abbiamo già dimezzato la nostra impronta di carbonio e ne sono orgoglioso, ma ci spingeremo oltre diventando carbon neutral entro il 2030″.

L’azienda ha inoltre lanciato il “Diageo’s Sustainable Solutions“, una piattaforma globale che fornirà finanziamenti alle start-up e alle società tecnologiche per aiutarle a sviluppare innovazioni “green” utilizzabili nelle varie realtà del gruppo.

Diageo ha inoltre precisato che gli obiettivi climatici non subiranno rallentamenti a causa dell’impatto negativo sui ricavi dovuti alla pandemia, che ha ridotto drasticamente le vendite di alcolici nei bar, nei ristoranti e negli aeroporti.

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“Lo Champagne non teme i cambiamenti climatici”: il punto sulla vendemmia 2019


I cambiamenti climatici e il riscaldamento globale non fanno paura allo Champagne. Nella zona di produzione, la temperatura media è aumentata di +1,1°C in trent’anni. Ma questo fenomeno, secondo quanto rivela oggi il Comité Champagne che ha sede a Epernay, “si è rivelato benefico per la qualità dei vini di Champagne”. La vendemmia 2019 “non fa eccezione”.

Una campagna, quella appena trascorsa, segnata da “episodi di gelo primaverile, che hanno distrutto una parte dei germogli ma soprattutto da ondate di calore, in particolare in giugno e luglio, che hanno bruciato oltre il 10% del potenziale di raccolta”.

Inoltre, la Champagne ha toccato il record assoluto delle temperature, con 42,9°C registrati il 25 luglio 2019. “Il clima caldo e soleggiato dei mesi di agosto e settembre, combinato a notti fresche con l’avvicinarsi della vendemmia – riferisce ancora il Comité – ha permesso alle vigne di vivere una dinamica di maturazione eccezionale.

Una situazione che “ha offerto mosti di buon auspicio per le future cuvée, per il loro equilibro fra acidità e tasso di zucchero, oltre che per la loro concentrazione aromatica”. La rete di monitoraggio della maturazione ha permesso poi agli Champenois di adattare la raccolta, per selezionare solo le uve con una maturità ottimale.

LA VENDEMMIA 2019 IN CHAMPAGNE
La raccolta, cominciata nei primissimi giorni di settembre, sta per terminare: “Malgrado una forte eterogeneità tra le varie aree della denominazione, la Champagne dovrebbe superare in media i 10 mila chilogrammi per ettaro, un volume vicino alla resa economica necessaria ad alimentare la domanda dei mercati“.

Inoltre, grazie all’eccezionale raccolta del 2018, che ha permesso di completare la “réserve Champagne” – lo strumento che funge da assicurazione climatica per compensare un possibile deficit di raccolto – i vigneron e le maison hanno affrontato questa vendemmia con molta serenità.

Impegnata dal 2000 in una politica di sviluppo sostenibile, la Champagne ha in gran parte ridotto il suo impatto ambientale e si è posta due macro obiettivi: “Zero erbicidi” entro il 2025 e il 100% delle aziende con una certificazione ambientale entro il 2030.

Vigneron e maison inoltre stanno predisponendo per il futuro una “cassetta degli attrezzi” che permetterà di adattare la viticoltura ai cambiamenti climatici.

Il Comité Champagne che riunisce tutti i viticoltori e tutte le Maison di Champagne, si conferma così strumento di sviluppo economico, tecnico e ambientale. Un organismo che mette la filiera – e in particolare le due professioni – in relazione tra loro e conduce una politica di qualità e di valorizzazione del patrimonio della denominazione.

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