Covid-19 Lombardia, corsie vino chiuse al supermercato: cantine e Consorzi in rivolta

Ha scatenato un turbinio di polemiche l’ordinanza di Regione Lombardia che vieta la vendita di alcolici dalle ore 18. Il provvedimento “anti movida”, varato per arginare Covid-19, comporta tra l’altro la chiusura delle corsie di vino, birra e bevande alcoliche al supermercato. Da giovedì 22 ottobre sarà inoltre coprifuoco per le strade, dalle ore 23.

Duri gli attacchi della clientela, che giudica “proibizionista” la misura del governatore della Lombardia, Attilio Fontana. In molti si riallacciano alle parole di Giorgia Meloni, che ha giudicato il Dpcm del Governo “più utile a combattere la cirrosi epatica che il Coronavirus”.

Non a caso, l’articolo pubblicato da Vinialsupermercato.it e rilanciato anche da altre testate nazionali (con foto rubate alla nostra redazione, come nel caso de Il Fatto Quotidiano), ha fatto il giro del web e scatenato anche l’ira di numerosi produttori di vino. Dal Nord al Sud Italia.

Dalla provincia di Pavia l’attacco di Torrevilla: “Ho indirizzato una mail all’assessore Rolfi – annuncia a Vinialsuper il presidente della cantina oltrepadana, Massimo Barbieri (nella foto, a destra) – mi auguro sia abbastanza chiara per spiegare tutto il mio disappunto per la chiusura delle corsie del vino al supermercato, dalle ore 18″.

“È un provvedimento assurdo: non ritengo che le persone che escono dal lavoro dopo le 6 del pomeriggio e intendano acquistare una bottiglia di vino siano le stesse che, in serata, facciano della movida sconsiderata. I ragazzi, tra l’altro, sono liberi di accedere ai supermercati anche di giorno: il provvedimento, in questo senso, penalizza il consumo famigliare“.

“Quella del governatore Fontana – attacca Barbieri – è un’ordinanza veramente pesante, difficile da capire. Le cantine, già penalizzate dalle perdite nel canale Horeca, nei 3 mesi di lockdown, lavorano ancora oggi al 50% del potenziale. Aggiungere anche questa ulteriore penalizzazione per le aziende di produzione e commercializzazione è una cosa veramente pesantissima”.

“Mi chiedo se chi scrive queste ordinanze abbia un minimo collegamento con la realtà: ho dei seri dubbi. Tra l’altro, da febbraio 2020, quindi con i primi casi di Covid-19, Torrevilla non ha avuto alcun piacere di avere un colloquio a livello istituzionale con chi ci amministra in Regione Lombardia: sono molto deluso“, conclude il presidente di Torrevilla.

Stesso disappunto espresso anche da Andrea Giorgi, presidente del gruppo Terre d’Oltrepò e La Versa, “Ancora una volta siamo stati colpiti da un’ordinanza che mette a dura prova il nostro lavoro. Da noi, in cantina, viene l’appassionato e il winelovers, non certo il giovane che intende fare assembramento. Siamo costretti a subire una chiusura anticipata quotidiana che ci penalizza in un momento così complicato per la vendita del vino. Avanzerò con una lettera le mie perplessità alla Regione:”

Duro anche il commento che arriva dalla Puglia, da una delle cantine più attive nella Grande distribuzione: “L’ordinanza regionale che impone lo stop alla vendita di vino e prodotti alcolici dopo le ore 18 al supermercato – sottolinea Luca Buratti, direttore vendite Italia Gdo di Notte Rossa – appare l’ennesima dimostrazione di come la politica non abbia nessuna competenza su ciò che fa“.

“Le motivazioni di tale decisione sono avvolte nelle nebbie lombarde, che in questo periodo sono tornate a farsi vedere, ma cercando di usare il buon senso, anche se qui sembra totalmente smarrito, si potrebbero ipotizzare due motivazioni alla base della decisione”.

Continua Buratti: “La prima, che sembra simile a quanto fatto per il non food durante il lockdown, potrebbe essere una sorta di “non concorrenza obbligata” della Gdo verso l’Horeca“.

“Se quest’ultima non può vendere alcolici, allora anche la Gdo non lo deve fare. Balza agli occhi di tutti che è sufficiente fare la spesa alle 17 e portarsi a casa tutto quello che serve”.

“Peraltro – aggiunge il direttore vendite di Notte Rossa (nella foto, sotto) – in questo periodo un po’ di alcol potrebbe alleviare lo stress. Ma allora non dovrebbero nemmeno vendere beni alimentari, visto che il divieto per i cittadini vale per ‘consumazione di alimenti e bevande su aree pubbliche’. Per altro confermato anche dall’obbligo di chiusura dei distributori di alimenti e bevande“.

“La seconda, non meno strampalata, potrebbe derivare dall’idea che se l’Horeca non può vendere alcolici dopo le 18 per evitare assembramenti esterni ai locali, allora la gente potrebbe andare al supermercato ad acquistare il famigerato prodotto, causa di raduni oceanici e feste pro Covid-19″, continua Buratti.

“Il mio buon senso non mi fa ipotizzare null’altro. Dando però spazio alla fantasia (fantascienza) potrei spingermi a pensare che non sapendo che cavolo fare e non avendo la minima idea delle dinamiche dei consumi, abbiano scelto questa strada tirando a casaccio i dadi o estraendo a sorte un provvedimento qualsiasi con lo scopo di far vedere che sono capaci di decidere e di fare”

L’attacco di Notte Rossa all’ordinanza di Regione Lombardia prosegue su toni molto accesi: “Questa situazione, dove ogni governatore fa quello che vuole, spesso random e senza logica, deriva dal fatto che il governo centrale non è assolutamente capace di fornire linee guida precise ed esatte, obbligando le regioni a seguirle con diligenza assoluta”.

Fa eco Paolo d’Adamo, neo responsabile vendite Gdo di Cantine Settesoli, realtà di Menfi, in Sicilia: “Penso e credo sia ancora presto per vedere effettivamente dei riscontri del provvedimento sulle vendite, che temo saranno negativi. Avremo un effetto, seppur limitato, sulle vendite in Gdo. Non ci aiuta, peraltro, sul fronte dell’Horeca, l’ulteriore decisione di Regione Lombardia relativa al coprifuoco dalle ore 23″.

Tra le critiche, anche quella del Consorzio Vino Chianti: “Vietare dalle 18 la vendita del vino nei supermercati, nelle enoteche, in tutti gli esercizi commerciali e artigianali, è una follia, un attacco al buon senso, un provvedimento incomprensibile”, commenta il presidente Giovanni Busi.

“Si vuole attaccare e criminalizzare il vino – continua – come fosse la causa degli assembramenti. La cosa incredibile, e che ci stupiamo non venga colta è che ad essere penalizzate sono soprattutto le persone che dopo il lavoro fanno la spesa e magari per cena comprano una bottiglia di vino”.

“Di solito i giovani, a cui crediamo sia rivolta questa misura, hanno più tempo libero: il vino possono comprarlo anche prima delle 18 e poi berlo fuori, per strada. Non è difficile da comprendere, ma di cosa stiamo parlando?”, chiede il presidente del Consorzio Vino Chianti, in rappresentanza dei produttori toscani. Tra questi anche Mario Piccini, che ha indirizzato una lettera ad Attilio Fontana.

La preoccupazione per le ripercussioni di questa misura sono tante. “Attaccare il settore nel canale della grande distribuzione, l’unico che ha retto e ha garantito nel corso della pandemia la sopravvivenza di molte aziende, significa non comprendere la gravità della crisi che sta mettendo in difficoltà imprese e lavoratori. La Regione Lombardia ci ripensi”, conclude il presidente del Consorzio Vino Chianti.

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