Bonarda dell’Oltrepò pavese Doc – Conte Carlo Giorgi di Vistarino 1674

4 out of 5 stars (4 / 5) Eleganza e carattere. Non è facile trovare al supermercato delle bottiglie di Bonarda che alzino l’asticella della qualità. C’è quello troppo frizzante, che perde di concretezza e sostanza. Oppure quello tutto schiuma, che si rivela poi inconsistente all’assaggio. Per gli amanti del buon vino (e in generale della buona tavola) vale dunque la pena spendere qualche euro in più. E accaparrarsi, magari in promozione, una bottiglia di Bonarda Doc Conte Carlo Giorgi di Vistarino 1674.

L’omonima azienda che lo produce, in frazione Scorzoletta a Pietra de’ Giorgi, in provincia di Pavia, aderisce al Consorzio di Tutela Vini dell’Oltrepò pavese. Una garanzia pressoché assoluta del rispetto dell’identità di questo rosso vivace, simbolo dei vini della Lombardia e della stessa regione del Nord Italia. Il Bonarda Doc Conte Carlo Giorgi di Vistarino si presenta nel calice di un colore rosso porpora: profondo, scuro, cupo, violaceo. Sembra già di assaporarne le note di frutti di bosco mentre la schiuma, voluminosa e generosa, si lascia sopraffare dall’ossigeno, evaporando in pochi secondi.

I profumi sono quelli caratteristici del Bonarda, con note intense (appunto) di viola, mora e marasca. Ma è al palato che questo Bonarda stacca la concorrenza, almeno nella grande distribuzione organizzata. Buon corpo e struttura, eppure grande leggerezza; le note di frutti di bosco sono persistenti, eppure piacevoli e delicate. L’abbinamento, scontato, è con i piatti della tradizione pavese: antipasti di salumi e formaggi di buona stagionatura, primi con sughi anche elaborati di carne, risotto alla Lomellina (con fegatini) e risotto ai funghi, nonché a piatti come il cotechino, il salame cotto e le carni rosse, cassoeula e bolliti.

“L’origine del nome Bonarda – come spiega lo stesso Consorzio di Tutela Vini dell’Oltrepò pavese – è incerta. Secondo alcuni autori, il nome deriverebbe dal patronimico longobardo Bono con l’aggiunta di ‘hard’, che in longobardo significava ‘coraggioso e forte’. La ricostruzione si basa sul fatto che i Longobardi ebbero come capitale Pavia, con estensione del loro dominio anche in Oltrepò. Il vino Oltrepò Bonarda si ottiene da uva Croatina, la cui etimologia deriverebbe da ‘croatta’, ‘cravatta’, e starebbe a indicare che il vino ottenuto da Croatina si beveva nei giorni di festa, quando appunto veniva indossata la cravatta”. Una storia insita anche nella famiglia che produce il Bonarda finito quest’oggi sotto la lente di vinialsupermercato.it.

“Da Augusto Carlo Giorgi di Vistarino, che per primo, alla fine dell’Ottocento, avviò in Oltrepò la coltivazione del Pinot Nero, ai successori Ottaviano e Carlo, sino ad arrivare alla più recente generazione rappresentata oggi da Ottavia Giorgi di Vistarino – evidenzia l’azienda produttrice – continua a rimanere identica la volontà di perseguire la qualità attraverso la creazione di vini autentici ed eleganti, fedele espressione del territorio da cui hanno origine”. La proprietà si estende per oltre 826 ettari di cui 200 vitati, tutti iscritti all’Albo della Doc Oltrepò Pavese e coltivati a Pinot Nero, Riesling Renano, Pinot Grigio, Moscato, Croatina e Barbera.

Prezzo pieno: 6,50
Acquistato presso: Il Gigante

® Riproduzione riservata

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