I PUNTI CHIAVE
- L’evento Appuntamento Soave, organizzato dal Consorzio di Tutela del Soave, celebra le migliori interpretazioni del vino bianco italiano.
- La masterclass ‘Soave Seven’ guida ristoratori e stampa nella scoperta delle diverse anime del Soave, evidenziando suoli calcarei e vulcanici.
- L’area del Soave Classico è divisa dalla Faglia di Castelvero, influenzando carattere e qualità dei vini prodotti.
- Il Soave, principalmente a base di Garganega, migliora col tempo e si adatta a diversi abbinamenti gastronomici.
- Le annate 2014, 2015 e 2016 mostrano longevità e complessità, confermando l’identità territoriale del vino.
Appuntamento Soave, the elegance is white. Questo è il titolo dell’ evento, organizzato lunedì 8 settembre al Circolo Ufficiali di Verona dal Consorzio di Tutela del Soave, in collaborazione con Strada del Vino Soave, dedicato alle migliori interpretazioni dell’iconico bianco italiano. Un momento che si è confermato per il secondo anno consecutivo come generale confronto su temi legati al mondo del vino come i dazi, i vini dealcolati, le difficolta di vendita, il rapporto con le nuove generazioni.
LA MASTERCLASS SULLA LONGEVITÀ DEL SOAVE DOC
L’analisi approfondita del Soave si è svolta durante la masterclass “Soave Seven, dalla freschezza alla longevità” guidata da Jeff Porter, firma di Wine Enthusisat, e rivolta ai ristoratori, agli operatori e alla stampa specializzata e delle degustazioni ai banchi d’assaggio nella terrazza con vista sul fiume Adige. Obiettivo: raccontare le differenti anime del Soave in una sorta di viaggio trasversale prima da ovest, caratterizzata dal suolo calcareo, e poi ad est, col suolo vulcanico, e poi dalle annate più fresche fino a quelle più evolute, a dimostrazione di come il Soave sia un vino dotato di una forte capacità di evoluzione nel tempo.
Doverosa premessa: nel 2019 sono state ufficializzate le Unità Geografiche Aggiuntive (UGA), ovvero i cru del Soave, che identificano le diverse identità dell’area del Soave Classico. La location sono le colline vulcaniche poste ai pendii delle Prealpi che si affacciano sulla Pianura Padana guardando verso sud. Come ha spigato il professor Federico Righetto nel corso di una visita dei vigneti della denominazione, le colline sono il frutto di movimenti tettonici e della spinta verso nord della zolla africana che hanno contribuito ad elevare il territorio dal mare che le sommergeva prima della deriva dei continenti. Un’operazione portata a termine in milioni di anni, ma ancora lungi da essere definitiva.
LE UGA DEL SOAVE
In ogni caso la situazione attuale del Soave Classico è fotografata dalla Faglia di Castelvero e dai terreni che sorgono ad est e ad ovest di questa frattura nel sottosuolo. Ad est della faglia si trova una depressione (graben) che milioni di anni fa venne riempita da uno strato di materiale lavico dai vulcani in attività. La stessa cosa non accadde nella zona ad ovest. Motivo per cui ad ovest troviamo sedimentazioni calcaree, di colore bianco, mentre ad est affiorano le rocce vulcaniche dal caratteristico colore nero. L’area del Soave Classico è divisa in due dalla faglia di Castelvero.
Molte aziende hanno vigneti in una o in entrambe le zone principali così il vino assume connotati particolarmente pregnanti e differenti a seconda della loro posizione. Le aziende, nella loro strategia produttiva, hanno messo in campo le migliori competenze per caratterizzare al meglio i propri vini nell’ambito del cru di appartenenza. Il Soave è così un vino che ha la caratteristica di migliorare col tempo, che non deve essere bevuto in tempi rapidi. Ma che può esprimere le migliori capacità anche con un affinamento in legno e poi in bottiglia di alcuni anni. Nel corso della masterclass e della successiva degustazione ai banchi d’assaggio sono stati presentati vini di annate differenti.
LE ANNATE 2023 E 2024 DI SOAVE
La base ampelografica è soprattutto Garganega in purezza, in alcune è però inserita una percentuale di Trebbiano di Soave per arricchirne la resa finale. Le annate 2023 e 2024 hanno messo in mostra caratteristiche di grande energia, con note al gusto di agrume e di frutta bianca di notevole entità. Si tratta di bottiglie che piacciono, beverine, che rendono la bocca sazia con qualsiasi tipo di cibo al quale devono essere abbinate.
Freschezza e mineralità fanno risaltare le origini da un terroir speciale. In ognuno dei calici si trova il gusto del buon bere, la capacità di produrre un vino adatto a tutte le generazioni, divertente, emozionanti. Attenzione: non si parla di un prodotto di serie B, ma di un vino in grado di rendere piacevole ogni sorso ed ogni momento trascorso col calice in mano.
LE ANNATE 2014, 2015 E 2016 DI SOAVE
Le annate 2014, 2015 e 2016 non risultano affatto banali e testimoniano la longevità di un prodotto che si apre in questo modo alla totalità dei gusti dei winelover italiani e stranieri. Si tratta di vini in cui l’impatto con il legno – ove presente – non risulta stonato o fuori luogo. Al gusto tutte conservano l’acidità e la pulizia mentre molto migliorata è l’intensità al palato che arricchisce la portata delle vibrazioni positive che regala al sorso.
Al naso sono vini che sviluppano sentori di grande spessore, che richiamano la propria identità territoriale, che spiegano caratteristiche e dettagli del luogo dei produzione, che fanno riferimenti a storie di cantina e di affinamenti in luoghi preziosi e protetti da pericolosi agenti esterni.
«Siamo molto contenti per l’esito di Appuntamento Soave – commenta Cristian Ridolfi, presidente del Consorzio del Soave – che, alla sua seconda edizione, riporta il nostro vino nel centro storico di Verona. Un evento che ha visto una partecipazione ampia e trasversale, dai ristoratori ai sommelier fino al pubblico di appassionati».






