Una Docg per il Moscato di Canelli: partita aperta in Piemonte

Quattromila aziende coinvolte complessivamente nella filiera, su 9.700 ettari di superficie nelle province di Alessandria, Asti e Cuneo. Una capacità produttiva di 80 milioni di bottiglie, tra Asti e Moscato Docg, in cui la sottozona Canelli chiede di avere “maggiore peso”.

E’ il tema caldo delle elezioni del nuovo presidente del Consorzio Asti Docg, in corso da ieri nel sud del Piemonte, che non termineranno prima di sabato 22 aprile. Il gruppo di produttori nato più di 10 anni fa attorno a Canelli, in una zona compresa tra i Comuni di Castel Boglione, Bubbio e Loazzolo, ha avanzato in Regione la proposta di riconoscimento di una Denominazione di Origine Controllata e Garantita a sé stante. Una Docg in grado di valorizzare un “cru” che prenderebbe il nome di “Moscato di Canelli Docg”, o “Canelli Docg”.

“La nostra iniziativa – spiega Gianfranco Torelli, a capo dell’omonima cantina – non mira tout court a un’uscita dal Consorzio di Tutela dell’Asti Docg. Intendiamo piuttosto staccarci da questo grande mondo che è l’Asti: grande e importante, ma dentro al quale noi ci sentiamo un po’ stretti. Un mondo che non ci rappresenta più come vigneron del Moscato”.

“UN MILIONE DI BOTTIGLIE”
Oltre a Cantine Torelli di Bubbio, aderiscono alla richiesta di Docg importanti realtà della zona come Astoria, Ignazio Giovine, Cascina Barisel, Ezio Cerruti. Avrebbero mostrato interesse e già dato appoggio anche Tenuta Il Falchetto di Santo Stefano Belbo, l’Azienda Agricola Paolo Saracco di Castiglione Tinella, nonché Gianni Doglia e i Vignaioli di Santo Stefano. Aziende che, sommate assieme, garantirebbero alla nuova Docg una potenza sul campo “di circa un milione di bottiglie”.

“Nomi come questi – continua Torelli – ci consentirebbero in una decina di anni di modificare il nome della denominazione da ‘Moscato di Canelli Docg’ a, più semplicemente, ‘Canelli Docg’. Un’operazione possibile, grazie alla forza che potrebbero mettere in campo assieme le aziende in termini di marketing e comunicazione”. L’esempio a cui guarda il gruppo di produttori del sud Piemonte è quello del “Cortese di Gavi”, oggi noto a tutti col semplice nome “Gavi”. Al pari, il Nizza Docg.

I TEMPI
Gianfranco Torelli (nella foto) ha le idee chiare anche sui tempi necessari per realizzare il progetto. “Ci siamo dati come limite il 2018 – spiega il produttore – proprio perché siamo consci che non si tratta di un’operazione semplice. La sottozona Canelli è già prevista dal disciplinare di produzione. Il passaggio a Docg necessita l’appoggio della Regione, già ampiamente confermato dall’assessore Giorgio Ferrero, oltre all’avallo del Consorzio di Tutela, che deve far partire l’iter legislativo. Una volta eletto il nuovo presidente ed entrato in carica il nuovo direttivo, attenderemo un mese prima di chiedere un incontro ufficiale, nella speranza che sia portata avanti la linea già confermata dall’attuale direttivo”.

Il gruppo di promotori del Moscato di Canelli Docg è già stato accolto a Palazzo Gastaldi in Piazza Roma 10 dall’attuale direttore del Consorzio, Giorgio Bosticco. “Che in linea di massima – conclude Torelli – ha garantito il suo assenso e appoggio all’istituzione della nuova Docg”. Entro qualche settimana, dunque, le sorti del nobile Moscato di Canelli saranno segnate.

IL MOSCATO D’ASTI DOCG
Riconosciuto Docg nel 1993, il Moscato d’Asti deve essere prodotto secondo il disciplinare esclusivamente con il vitigno Moscato Bianco. La resa massima è di 100 quintali di uva per ettaro. Il Moscato d’Asti Docg è un vino di colore giallo parglierino brillante, che nel calice evidenzia una spuma fine e persistente. Al naso è fragrante, floreale. Il tratto distintivo è il sentore di salvia. Il sapore è delicatamente dolce, aromatico, caratteristico. La gradazione minima complessiva è 11 gradi, con alcool svolto minimo a 4,5.

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