Mi hanno invitato a una degustazione di “vino selvaggio”. Che faccio, vado?

E’ l’innaturale bisogno di ghetto degli ultras naturisti, che danneggia un mondo fatto da vignaioli veri


EDITORIALE –
Sondaggione perditempo di inizio settimana. Mi hanno invitato a una degustazione di “vino selvaggio“, che si terrà il 10 marzo a Cesena. Che faccio, vado? A guidarmi sarebbe un certo “Brutale“, che si è offerto di stare al mio fianco in questa “ricerca” (così l’ha definita).

In realtà si tratta di un “mercato coperto“, che ospiterà “degustazione, vendita e workshop”. Ingresso giornaliero a 15 euro, che diventano 20 euro con un piatto a scelta. “Oltre 40 le cantine presenti”, indica l’invito che è arrivato via Instagram, direttamente alla pagina winemag.it.

La voglia di mettere mano alla messaggistica istantanea del social è stata tanta. Ma ho meditato. Scrivere a ‘sto tale, “Brutale”, sarebbe stato come sparare sulla Croce Rossa. Meglio una pacata (ma nemmeno troppo) riflessione sul tema della comunicazione dei cosiddetti “vini naturali”. L’ennesima.

E’ possibile che questa gente senta così tanto il bisogno di ghetto? E’ possibile che ci sia gente così invasata da credere che questa comunicazione gretta possa avere risvolti positivi per la “causa” dei vini naturali?

Quando inizieranno a ribellarsi gli stessi produttori, al posto di restare in ostaggio di questo tipo di comunicazione abominevole?

Da frequentatore abituale delle fiere dei vini naturali – che affronto al pari di Vinitaly, del ProWein e di qualsiasi altro banco di degustazione, non me ne voglia “Brutale” – noto un crescente disappunto da parte di molti vignaioli sui toni utilizzati da quelli che più che appassionati di vino sembrano veri e propri “ultras“.

La verità è che in questi gruppi di idioti si annidano piccoli e piccolissimi distributori “di quartiere”, che con i loro toni da “lavaggio del cervello” (sui social, terra di tutti e di nessuno) sperano di attirare l’attenzione di nuovi clienti-adepti. Un linguaggio buono solo all’occorrenza, che alla lunga rischia di fare malissimo al “movimento”.

Questi veri e propri invasati politicizzati, con in mano la bandiera dei “vini naturali”, danneggiano un mondo fantastico fatto da vignaioli di vigna (e non da risvoltino) che degli slogan e delle stronzate sui social farebbero volentieri a meno. Sono in pochi gli ultras dei naturali, è vero. Ma il rumore, nelle stanze vuote, rimbomba. Chi abbassa il volume? Cin, cin.

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One Thought to “Mi hanno invitato a una degustazione di “vino selvaggio”. Che faccio, vado?”

  1. Davide Venturi

    Salve sono a Venturi Davide uno degli organizzatori, mi spiace averla disturbata con la promozione del evento che stiamo organizzando.
    Spero che possa ugualmente venire. Se così non fosse é sempre invitato dal sottoscritto presso la terra di Romagna in quel di Cesena.

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