Buttafuoco storico verso la Docg: scomparirà la versione frizzante

LO ANNUNCIA IL PRESIDENTE DEL CLUB-CONSORZIO, MARCO MAGGI, A MARGINE DEL 23° COMPLEANNO DEL “VELIERO”

MILANO – Il Veliero del Buttafuoco Storico è pronto a salpare. Ma per farlo deve liberarsi dell’àncora: la versione frizzante, certamente più nota al grande pubblico. Un ostacolo che Marco Maggi, presidente del Club del Buttafuoco Storico, sa bene come superare.

In Oltrepò pavese dovrebbe infatti partire l’iter burocratico per il riconoscimento della Docg per il Buttafuoco Storico. Con la relativa scomparsa della versione frizzante. E’ lo stesso Maggi ad annunciarlo, in un’intervista concessa a WineMag in mattinata, in occasione dei festeggiamenti del 23° compleanno del Club-Consorzio, a Palazzo Bovara.

Si tratta della prima volta del Buttafuoco Storico a Milano. Il segno tangibile di una rinnovata apertura internazionale dei 14 produttori che animano il Club, con una produzione di circa 70 mila bottiglie annue in 7 Comuni della provincia di Pavia, con Canneto Pavese capofila.

L’ANNUNCIO
“Tra i tavoli di Denominazione promossi dall’assessore regionale Fabio Rolfi – commenta Marco Maggi – ce n’è uno proprio sul Buttafuoco. Il vissuto generale di noi produttori è che la versione frizzante sia in completa discesa nella Grande distribuzione e, di conseguenza, anche nel consumo quotidiano”.

“Proprio per questo – annuncia Maggi – abbiamo deciso di non puntare affatto sulla versione frizzante, bensì sul Buttafuoco Storico, ovvero la versione ferma, che rappresenta una vera e propria eccellenza per il nostro territorio. L’intenzione è quella di posizionare il Buttafuoco Storico sotto una Docg, elevandolo dall’attuale Doc”.

“In questo modo – continua Maggi – daremmo un input preciso alle aziende che attualmente puntano sulla versione frizzante: un tempo massimo in cui convertire la produzione alla versione ferma”.

La Denominazione oltrepadana guadagnerebbe non solo dal punto di vista della comunicazione, ma anche per l’accresciuto peso commerciale sui mercati. Il numero di bottiglie prodotte, di fatto, potrebbe più che raddoppiare. “Puntando su una Docg  – conclude Maggi – vorremmo dunque pian, piano far scomparire il Buttafuoco frizzante dall’Oltrepò pavese”.

GLI ASTRI FAVOREVOLI

Ad oggi, il disciplinare di produzione non fa distinzioni tra la versione ferma e quella frizzante. Il “Buttafuoco dell’Oltrepò Pavese” o “Buttafuoco” si ottiene dal sapiente blend di Barbera (dal 25% al 65%), Croatina (dal 25% al 65%) con un massimo del 45% di Uva rara e Ughetta di Canneto (Vespolina).

E non potrebbe esserci momento migliore, per l’Oltrepò, per cominciare l’iter di valorizzazione della propria “chicca enologica”. Regione Lombardia e Ministero delle Politiche agricole alimentari, forestali e del turismo sembrano remare dalla parte del Veliero. Come non mai.

“Per me il Buttafuoco è un vero amore – dichiara il ministro Gian Marco Centinaio – lo promuovo ovunque, non solo perché sono pavese, ma soprattutto perché vedo un progetto serio e di territorio dietro a questo vino. Un progetto di promozione dell’Oltrepò pavese come meta turistica, che consente alla zona di guardare al futuro con ottimismo”.

“L’Oltrepó Pavese – aggiunge Fabio Rolfi, assessore regionale lombardo all’Agricoltura, Alimentazione e Sistemi Verdiproduce vino di grande qualità. Per vincere le sfide del mercato deve avere come stella polare una comunicazione più efficace e incisiva. La costituzione dei tavoli di denominazione avvenuta nelle scorse settimane rappresenta una svolta storica in questo senso. Aiuteremo l’Oltrepó Pavese a sprigionare le sue straordinarie potenzialità”.

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