“Champagne” Made in Veneto nell’area di Custoza: il miracolo Zamuner

Nell’azienda agricola di Sona (VR) i vigneti di Pinot Nero, Meunier e Chardonnay hanno ormai più di 30 anni


SONA –
C’è un angolo di Francia in Veneto. Cinque ettari di Pinot Nero, Meunier e Chardonnay, vitigni base per la produzione dello Champagne, affondano le radici da oltre 30 anni a Sona, a metà strada tra Verona e il Lago di Garda. Lo “ChampagneMade in Veneto è stato la ragione di vita dell’ingegnere Daniele Zamuner. E lo è oggi per la figlia Alessandra, che gestisce l’Azienda agricola dal 2016, in seguito alla prematura scomparsa del padre.

Il furgone di una ditta di corrieri ha travolto Zamuner in retromarcia, sbalzandolo a 6 metri di distanza. Aveva il suo spumante in mano, nel piazzale della tipografia responsabile dell’etichettatura delle bottiglie. L’unico rumore avvertito dal conducente è stato quello del vetro in frantumi. Così, la missione di Zamuner vive oggi nell’impegno della sua famiglia.

Galeotta fu la visita in Champagne di Daniele Zamuner, negli anni 80. “La domanda che fece ai referenti dell’istituto enologico spiazzò tutti: come posso fare la stessa cosa a casa mia?”. A raccontarlo è una commossa Alessandra.

Una donna ferita da una vita che le ha riservato tanta sofferenza, ma anche un carattere di ferro per poter superare le avversità. Negli occhi azzurri di Daniela, che brillano nel ricordo del padre, sembra di vedere il luccichio dello Champagne.

Prima gli hanno chiesto quanti ettari di terreno avesse. Poi, una volta compreso che si trattava di una piccolissima proprietà, appena 5 ettari, i due interlocutori di mio padre si sono guardati. Hanno sorriso e gli hanno dettato la ‘ricetta’ dello Champagne”.

Nasce così la “cantina bomboniera” di Daniele Zamuner. In paese, come ricordano affettuosamente gli amici dell’ingegnere, tutti lo consideravano un lucido folle. Caratteristiche necessarie anche solo per pensare di produrre Champagne in Veneto, nel mezzo delle Doc Custoza, Bardolino e Chiaretto.

Da buon ingegnere, Zamuner aveva fatto i suoi calcoli. Le colline moreniche di Sona, alle pendici del Monte Spada, si prestavano (e si prestano) all’allevamento di Pinot Meunier e Pinot Nero, oltre allo Chardonnay. Fondamentale la presenza di calcare per questa Franciacorta in miniatura, generatasi in seguito al ritiro dei ghiacciai che hanno dato vita al lago di Garda.

La cantina viene affidata sin dall’inizio a una serie di enologi di fiducia. Oggi il cantiniere è una memoria storica dell’azienda, Gianfranco Meneghelli, vero e proprio braccio destro di Alessandra Zamuner. E il successo degli Champagne Made in Veneto è testimoniato dalla mastodontica porta blindata che “difende” il caveau della cantina.

All’interno sono custodite quasi tutte le annate storiche, oltre alle pupitres necessarie alla maturazione delle pregiate bollicine. Fa un certo effetto, in questa piccola località del Veneto, la vista dello scaffale dove riposano decine di bottiglie di spumante anni Ottanta, ancora da mettere in punta e sboccare.

Sono in vendita – su richiesta specifica alla cantina, che procede al dosaggio al momento dell’ordine – a circa 150 euro. Meno costosi gli anni Novanta, in vendita a 100 euro. Si scende di qualche decina di euro per gli anni Duemila, sino agli ottimi 2009 e 2008 (da poco in commercio): 18 euro. Le due Riserve a 22 euro.

LA DEGUSTAZIONE

Metodo classico Blanc de Noir Brut 2009
. Settanta per cento Pinot Nero, completato da un 30% di Pinot Meunier, 12,5%. Vino di fascino, sin dalla prima olfazione. Il primo spumante messo in commercio da Daniela e dalla sorella Cristina.

Perlage fine e persistente, naso che gioca tra la frutta matura e la crema pasticcera. Ingresso di bocca largo e cremoso, avvolgente, setoso, ma al contempo intenso. E’ come se il Meunier giocasse a fare il fantino, tenendo per le briglie l’esplosività muscolosa del Pinot Noir.

La frutta matura (pesca) e le note esotiche la fanno da padrona, conferendo una beva “pericolosa” a un calice che rischia di sparire in un soffio. Scaldandosi, il bouquet si allarga a note di liquirizia e una venatura vagamente fumé.

Sentore che in bocca di manifesta in chiusura, sotto forma di una sensazione gessosa, che compensa la vena glicerica. Una nota riscontrabile in tutta la linea di spumanti dell’Azienda Agricola Zamuner, dettata dal terroir e dal microclima dell’areale di Sona.

Metodo classico Extra Brut 2008 “Riserva del Fondatore” (ex “Villa Mattarana”). Ancora un 70% di Pinot Nero, ma questa volta con un 20% di Pinot Meunier e un 10% di Chardonnay. Perlage nuovamente persistente e fine. Naso solo lontanamente condizionato dall’affinamento in legno dello Chardonnay.

Il sorso è più elegante del precedente, anche se non si tratta dell’Extra Brut che punta tutto sulla verticalità. Dopo un ingresso dritto e minerale, il palato si allarga a note agrumate e di radice di liquirizia. La “bollicina” è avvolgente e contribuisce a conferire morbidezza al sorso, in perfetto equilibrio con le durezze.

Spumante in evoluzione, ma che mostra già un ottimo livello, soprattutto per la capacità di costruire un blend equilibrato giocando con l’epoca di maturazione delle uve che compongono l’assemblaggio.

Metodo classico Rosé Brut 2009 “Riserva del Fondatore” (ex “Villa Mattarana”). Cresce la percentuale di Pinot Nero, raggiungendo quota 80%. Chiude un 20% di Pinot Meunier, che assieme al dosaggio generoso regala un rosé dominato da note ampie di frutti rossi maturi (fragolina e lamponi), ma in grado di mantenere alta la bandiera dell’eleganza.

Si presenta benissimo alla vista, colorando il calice di un buccia di cipolla preciso e invitante. Come l’altra Riserva entra austero in bocca, per poi avvolgere il palato, mostrando pure un certo carattere. Perfetta la corrispondenza naso-palato, rinvigorita dal fil rouge della mineralità e della nota di liquirizia.

Metodo classico Blanc de Blancs Demi Sec 2009. Giallo con riflessi dorati, perlage fine e persistente per quello che è uno dei migliori italiani assoluti per dosaggio (Demi Sec). Il naso, dominato da note di pesca/albicocca sciroppata, ma anche da netti fiori di ciliegio, potrebbe far pensare al solito vino da dolce.

Ma non è così. Il sorso è elegante e delicato, la bevibilità è ai limiti della legalità: nel senso che la bottiglia (non più il calice) rischia di finire in un baleno. Abbinabile a tutto pasto, il Demi Sec 2009 di Zamuner è uno di quei vini che non stancano mai.

Il segreto è nella scelta della liqueur, che contiene una goccia di Ratafià. Ma la bellezza di questo Demi Sec è nella sua capacità di rappresentare il terroir, in una veste davvero ammaliante. Ai sentori “facili” di frutta e fiori, che allietano la beva, si affianca la consueta punta di fumé. Chapeau.

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