Erano poco più di 200 nel 2008. Oggi, in Italia, i birrifici artigianali sono oltre 860. Tradotto: + 330%. Con una produzione annuale stimata in 55 milioni di litri. Ed è di oggi l’approvazione dell’emendamento che sostiene i birrai artigianali, prevedendo una riduzione delle accise del 40% per chi produce fino a 10 mila ettolitri all’anno.
A spingere la nascita di nuove attività sono i consumi di birra, diventati negli anni sempre più raffinati e consapevoli. Con la ricerca di varietà particolari e numerosi esempi di innovazione, dalla birra aromatizzata alla canapa a quella pugliese al carciofo. Ma c’è anche quella alle visciole, al radicchio rosso tardivo Igp o al riso.
La birra, come sottolinea la Coldiretti, piace a quasi la metà degli italiani adulti con un consumo pro capite medio di 31,8 litri all’anno. Il più alto di sempre, con una spesa totale delle famiglie che nel 2018 si stima raggiungerà per la prima volta il miliardo di euro. Una cifra calcolata sulla base del trend di crescita del primo semestre.
La birra artigianale rappresenta anche una forte spinta all’occupazione, soprattutto tra gli under 35 che sono i più attivi nel settore. Grazie alla spinta young sono state introdotte profonde innovazioni: dalla certificazione dell’origine a chilometri zero al legame diretto con le aziende agricole, ma anche la produzione di specialità distintive o forme distributive innovative.
Sono un esempio i “brewpub” o i mercati degli agricoltori di Campagna Amica di Coldiretti. Stanno nascendo anche nuove figure professionali come il “sommelier delle birra“, che conosce i fondamentali storici dei vari stili di birre ed è capace di interpretarne, tramite opportune tecniche di osservazione e degustazione, i caratteri principali di stile, gusto, composizione, colore, corpo, sentori a naso e palato.
Ma anche di individuarne gli eventuali difetti, oltre a suggerire gli abbinamenti ideali delle diverse tipologie di birra con primi piatti, carne o pesce e anche con i dolci. La birra è sempre più bevanda da degustazione, con richiami al territorio e al Made in Italy. Due caratteristiche evocate, non sempre a proposito, da etichette e pubblicità anche di grandi marchi industriali.
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Cronista di nera convertito al nettare di Bacco, nel mondo dell’informazione da oltre 16 anni, tra carta stampata e online, dirigo oggi winemag.it, testata unica in Italia per taglio editoriale e reputazione, anche all’estero. Collaboro inoltre come corrispondente per una delle testate internazionali più autorevoli del settore, in lingua inglese. Segno Vergine allergico alle ingiustizie e innamorato del blind tasting, vivo il mestiere di giornalista come una missione per conto (esclusivo) del lettore, assumendomi in prima persona, convintamente, i rischi intrinsechi della professione negli anni Duemila (in primis quelli cagionati da haters e “screditatori” seriali). Edito con cadenza annuale la “Guida Top 100 Migliori vini italiani” e partecipo come giurato ai più importanti concorsi enologici internazionali. Oltre alle piazze tradizionali, studio con grande curiosità i mercati emergenti, seguendone dinamiche, trend ed evoluzioni. Negli anni ho maturato una particolare esperienza nei vini dei Balcani e dei Paesi dell’Est Europa, tanto da aver curato la selezione vini per un importatore leader in Italia.