Pre Anteprima Chiaretto 2018: il rosé di Bardolino convince e sfida il tempo

BARDOLINO – Il rosato Chiaretto di Bardolino cresce in volumi e consensi. E’ quanto emerge dalla “pre Anteprima 2018“, andata in scena oggi a Bardolino. Il successo della Denominazione è consacrato dall’ottimo lavoro dei produttori in annate difficili come la 2014 e la 2017.

Ma anche dagli assaggi dalle vasche della vendemmia 2018, già in grado di dimostrare grande personalità nel calice. Oltre a consentire di battezzare il Chiaretto come “l’Amarone dei rosati“, per la sua capacità di evolversi positivamente negli anni, senza ossidarsi o svanire nel confronto con le lancette.

“Le ottime condizioni del vigneto nelle ultime annate difficoltose – evidenzia Franco Cristoforetti, presidente del Consorzio di Tutela – hanno messo in luce l’abilità crescente dei nostri associati nella produzione del rosato da uve Corvina e Rondinella, la cui produzione è in netta ascesa”.

I numeri parlano chiaro. Nel 2014 erano circa 5 milioni le bottiglie di rosé prodotte dalla Denominazione veneta. Per il 2018 si parla di un +1%, a fronte dei consolidati 8-9 milioni. Di conseguenza è scesa a 15-17 milioni la produzione del rosso Bardolino, a dispetto della media di 20-24 milioni di bottiglie degli scorsi anni. Le uve per la produzione del rosato Chiaretto, del resto, sono le stesse del Bardolino.

E la sfida, secondo il direttore del Consorzio Angelo Peretti, è proprio di tipo agronomico. “I produttori – sottolinea Peretti – stanno man mano prendendo coscienza della necessità di investire su vigneti ad hoc per la produzione del rosato, diversi da quelli del rosso Bardolino. Solo così la Denominazione potrà crescere in termini di considerazione sul mercato”.

Se da un lato la leva del Chiaretto di Bardolino è l’export, dall’altro i margini di evoluzione sono offerti dal mercato interno. Basti pensare che in Italia si consuma solo il 6% di vino rosé rispetto al totale. In Francia, Paese considerato leader internazionale nella produzione di rosati, questa cifra sale al 34%.

I MIGLIORI ASSAGGI ALL’ANTEPRIMA
Dopo una devastante annata 2017, con la produzione scesa a 160 mila ettolitri complessivi contro i 240 della media, il Chiaretto di Bardolino può contare su una vera e propria rivincita con la vendemmia 2018.

Alcuni vini saranno in commercio tra qualche giorno. Altri tra la fine di gennaio e l’inizio di febbraio 2019. Quel che è certo è che il livello raggiunto dalla trentina di produttori associati al Consorzio è più che mai in ascesa.

Tra i 46 campioni degustati alla cieca a Bardolino, convincono Vigneti Villabella, Guerrieri Rizzardi e Casaretti, rispettivamente con Bardolino Chiaretto Classico Villa Codevigo Biologico 2018 e Bardolino Chiaretto Classico 2018 (campioni da vasca).


Tra i già imbottigliati, seppur da pochi giorni o settimane, spiccano i rosé delle cantine Aldo Adami (Bardolino Chiaretto 2018), Ca’ Bottura (Bardolino Chiaretto 2018) e Cantina di Custoza. Punteggi non astrali quelli assegnati durante il blind tasting, ma comunque in grado di staccare molti altri competitor.

In occasione della giornata di degustazione è parso comunque evidente la “necessità di vetro” dei Chiaretto di Bardolino: vini che danno il meglio di sé a distanza di diversi mesi (se non anni) in bottiglia, a dispetto della concezione del rosé come vino “di pronta beva”.

Alla ristorazione (soprattutto locale) il compito di educare avventori e turisti (italiani e stranieri) alle diverse sfumature del rosato di Bardolino. Fresco e scalpitante in gioventù. Più complesso e articolato con qualche mese sulle spalle. Vini che, col tempo, rendono necessari abbinamenti più “arditi” con la cucina.

“Quello che vogliamo tramettere al pubblico – dichiara ancora Franco Cristoforetti – è che in Italia si producono ottimi vini bianchi e rossi, ma anche rosé. Una tipologia che ha una dignità propria, che merita di essere valorizzata al massimo”.

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