Agricoltura biologica: nuove regole dall’UE

Il Parlamento europeo ha approvato oggi in seduta plenaria il nuovo regolamento europeo sull’agricoltura biologica, che dal 2021 sostituirà l’attuale quadro normativo, che risale al 2007 e che aveva aggiornato il primo regolamento sull’argomento, che risale al 1991.

Il testo è il frutto di quasi quattro anni di negoziati tra Parlamento, Commissione Europea e Consiglio, che son stati più volte sul punto di saltare per l’irrigidimento dell’una o dell’altra posizione.

“Il Parlamento ha ratificato il testo su cui s’era raggiunto l’accordo di massima tra le tre istituzioni nel novembre scorso” – commenta il Presidente di FederBio Paolo Carnemolla “nonostante un giudizio che nel complesso confermiamo negativo, già allora avevamo riconosciuto lo sforzo compiuto dalle diverse parti in causa per migliorare il testo iniziale della Commissione”.

“Sono state tenute in considerazione alcune delle richieste dei produttori biologici, tra queste la possibilità della certificazione di gruppo per le piccole aziende agricole riunite in cooperative e organizzazioni locali, strumenti per garantire un quadro di controllo e di garanzie anche sui prodotti importati dai Paesi extra europei. Lo sviluppo del settore biologico deve ora diventare una priorità delle politiche europee e nazionali, a partire dalle programmazioni regionali dei Piani di sviluppo rurale agli acquisti verdi della pubblica amministrazione”.

LE NOVITA’
Il nocciolo duro del Regolamento non cambia: nelle aziende biologiche si continuerà a non utilizzare fertilizzanti, diserbanti, pesticidi e altre sostanze di sintesi, continuerà la rigorosa esclusione degli OGM e della clonazione dal processo di produzione.

Rimangono le strette norme in materia di allevamento per garantire il massimo benessere degli animali, nella trasformazione dei prodotti non si ricorrerà a coloranti, conservanti, esaltatori di sapidità ed altri additivi discussi o inutili.

Il nuovo testo conferma inoltre la considerazione sulla produzione biologica, che definisce “un sistema globale di gestione dell’azienda agricola e di produzione alimentare basato sull’interazione tra le migliori prassi in materia di ambiente ed azione per il clima, un alto livello di biodiversità, la salvaguardia delle risorse naturali e l’applicazione di criteri rigorosi in materia di benessere degli animali e norme rigorose di produzione confacenti alle preferenze di un numero crescente di consumatori per prodotti ottenuti con sostanze e procedimenti naturali”.

Viene inoltre confermato il riconoscimento che “la produzione biologica esplica una duplice funzione sociale, provvedendo, da un lato, a un mercato specifico che risponde alla domanda di prodotti biologici da parte dei consumatori e, dall’altro, fornendo al pubblico beni che contribuiscono alla tutela dell’ambiente, al benessere degli animali e allo sviluppo rurale”.

“Da oggi al 2021, anno della completa applicazione – conclude Carnemolla – le istituzioni europee e l’intero movimento biologico son chiamati a un forte impegno per la predisposizione degli atti di esecuzione e di quelli delegati, affinché il regolamento si possa applicare al lavoro quotidiano di tutte le componenti della filiera di produzione biologica: dai produttori di sementi agli agricoltori, dalle imprese di trasformazione agli operatori della distribuzione, dagli organismi di certificazione agli organi di vigilanza che sovraintendono al sistema di controllo”.

IL BIO IN EUROPA
La crescita della produzione biologica in Europa è un caso di successo: basta pensare che già nel 2016 in Europa c’erano 13 milioni e mezzo di ettari a coltivazione biologica (più dell’intera superficie agricola italiana), per un peso del 6.7% del totale, che diventa del 21,9% in Austria, del 18% in Svezia e del 14,5% in Italia; in altri 4 Paesi la superficie supera il 10% del totale nazionale.

Sono già 370mila gli agricoltori che hanno deciso di produrre in modo sostenibile e rinunciare alle sostanze chimiche di sintesi, e continuano ad aumentare col ricambio generazionale: nel 2016 in Italia il loro numero è aumentato del 20.3%.

“Il potenziale di crescita è ancora enorme – evidenzia Federbio – e può innescare una trasformazione profonda dell’agricoltura, dell’alimentazione e dell’intera economia, con benefici alla società, ai produttori e all’ambiente”.

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