Supera quota 8 milioni di euro il fatturato 2017 di Lungarotti, maison dell’enologia italiana e umbra che chiude il 2017 con 2,4 milioni di bottiglie prodotte e una crescita a consuntivo del +3%. Numero perfetto di un incremento che allinea mercato estero ed interno, questo trend volge in positivo un anno difficile, penalizzato nel corso di tutto il primo quadrimestre dalla stagnazione delle vendite dirette e del turismo in Umbria a causa del terremoto del 2016.
Una riorganizzazione della rete commerciale ha consentito il recupero sul territorio nazionale, che assorbe circa il 60% del valore prodotto, mentre sono in particolare le performance su sei piazze internazionali a determinare l’exploit dell’export, a partire dagli Usa, dove vola (e non solo in senso figurato) il Rubesco, servito recentemente anche nella Polaris Class (Business e First) della United Airlines.
Bene anche le performance sul mercato cinese e su quello brasiliano, che riprende quota dopo un anno di stasi. Raddoppiano il valore delle vendite l’Olanda, Austria e Thailandia, ma si registra anche l’apertura di nuove mete come il Camerun, frutto di uno sforzo di penetrazione durato un paio d’anni.
Con un incremento del 22% il Rubesco (in crescita anche nella sua versione Riserva, a +3%) si conferma il vino trainante dell’azienda e vero prodotto-simbolo dell’enologia umbra.
Chiudono l’anno in positivo anche due bianchi di Torgiano DOC, Torre di Giano (+5%) e Vigna il Pino (+28%), mentre tra gli IGT, si registra il trend positivo del Brezza (+3%) e del Falò (+2%).
Le 2 cantine Lungarotti contano complessivamente su 250 ettari vitati tra la Tenuta di Torgiano (230 ha) e quella di Turrita di Montefalco (20 ha), certificata bio dal 2014. Le 29 etichette realizzate sono presenti in circa 50 Paesi in tutto il mondo.
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