L’UVA, LE VIGNE, LA VINIFICAZIONE
Un’azienda che sta cercando nuovi mercati nell’estero, dunque, la vitivinicola Montesissa. Ma che gioca in maniera consapevole il suo ruolo anche nel Piacentino, evitando di contribuire al declassamento di prodotti come il Bonarda o l’Oltrugo dei Colli Piacentini, divenuti ormai veri e propri concorrenti sulla tavola dei consumatori del Nord Italia, alla stregua del Bonarda o del Pinot dell’Oltrepò Pavese.
“Ed è un peccato – evidenzia Ilaria Montessissa – che in zona non si riesca a fare squadra, per far conoscere anche nel Sud Italia un vino di pregio come può essere il Gutturnio, che in meridione in pochissimi conoscono”. Negli anni, di fatto, la Montesissa, dopo aver tentato di cambiare “il verso delle cose” assieme ad altri produttori della zona, ha deciso di uscire dal Consorzio Vini Doc Piacentini.
“Non siamo più iscitti da due anni – spiega Ilaria Montesissa – in quanto riteniamo che non serva a nulla essere iscritti a un ente che negli anni non è riuscito a promuovere a dovere la cultura del vino piacentino, al di là dei confini della stessa provincia. Del resto è la burocrazia, più in generale, che sta ostacolando lo sviluppo di tante aziende vitivinicole serie”.
La produzione d’eccellenza della Montesissa è certificata del resto dalle tante botti presenti nell’area della cantina vecchia, la parte storica dell’azienda che risale agli anni Sessanta. “Il nonno Francesco – commenta Ilaria – è un amante dei vini fermi e affinati in botte, per cui non poteva dedicare parte della produzione al Gutturnio Riserva, ma anche a un Bonarda Riserva, non venduto in gdo, che molti apprezzano e che costituiscono assieme il vero fiore all’occhiello della nostra azienda”.
Il Bonarda, denominato “El Ladar“ è ottenuto mediante affinamento in barrique di quasi 12 mesi, per poi maturare ulteriormente in bottiglia per un anno, prima della commercializzazione. Dal 2003, nelle annate migliori, ne vengono prodotte circa 2 mila bottiglie l’anno e non mancheremo di fornire ai nostri lettori l’esito della degustazione di una bottiglia della vendemmia 2009.
“Raccogliamo l’uva dopo averla fatta sovramaturare sulla pianta – spiega Ilaria Montesissa – e poi la vinifichiamo. È l’esatto opposto del consueto Bonarda piacentino: un vino ‘gnucco’, di gran corpo, che raggiunge anche i 15,5 gradi di alcol in volume. Il 2003, peraltro, si sta ammorbidente adesso…”.
Del resto, tutti sanno ormai che l’ultima frontiera del vino sono le bollicine. E anche alla Montesissa non stanno a guardare.
I clienti moderni chiedono sempre più spesso vini facili da bere – ammette Ilaria – è dunque abbiamo cominciato sin dal 2003 a provare uno spumante metodo classico e, da ormai tre anni, produciamo anche un Pinot Nero vinificato in bianco col metodo Charmat“.
“Effettivamente un mercato in crescita, con la produzione praticamente duplicata nel giro degli ultimi due anni, riducendo la produzione dei fermi affinati in legno. Come del resto è in crescita la produzione di un Gutturnio Classico Superiore, vino fermo più facile da bere rispetto al Riserva, anche per la sua gradazione che non supera i 13,5 gradi”. Insomma, alla Montessissa si guarda al futuro con le bollicine. Tenendo sempre lo sguardo e la mente fissi alla tradizione piacentina Doc.
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Cronista di nera convertito al nettare di Bacco, nel mondo dell’informazione da oltre 16 anni, tra carta stampata e online, dirigo oggi winemag.it, testata unica in Italia per taglio editoriale e reputazione, anche all’estero. Collaboro inoltre come corrispondente per una delle testate internazionali più autorevoli del settore, in lingua inglese. Segno Vergine allergico alle ingiustizie e innamorato del blind tasting, vivo il mestiere di giornalista come una missione per conto (esclusivo) del lettore, assumendomi in prima persona, convintamente, i rischi intrinsechi della professione negli anni Duemila (in primis quelli cagionati da haters e “screditatori” seriali). Edito con cadenza annuale la “Guida Top 100 Migliori vini italiani” e partecipo come giurato ai più importanti concorsi enologici internazionali. Oltre alle piazze tradizionali, studio con grande curiosità i mercati emergenti, seguendone dinamiche, trend ed evoluzioni. Negli anni ho maturato una particolare esperienza nei vini dei Balcani e dei Paesi dell’Est Europa, tanto da aver curato la selezione vini per un importatore leader in Italia.