Vini Doc e Docg Montefalco: i migliori al supermercato

Seconda fermata Montefalco. Dopo la grande degustazione di vini dell’Oltrepò pavese destinati agli scaffali della Grande distribuzione organizzata, vinialsuper passa al setaccio la denominazione Montefalco.

Un territorio che conta 1500 ettari vitati e 70 aziende vinicole, per una produzione complessiva di poco superiore a 3 milioni di bottiglie. Un balzo nell’Umbria di grandi vini come il Montefalco Sagrantino Docg, secco e passito, o il Montefalco Rosso Doc. Senza dimenticare vini bianchi come il Montefalco Grechetto Doc e il Montefalco Bianco Doc, poco trattati dalla critica enologica e spesso bistrattati dalle catene della Gdo.

L’occasione per la degustazione è offerta dall’ultima edizione di Vinitaly. A guidarla è Maruska Passeri, responsabile delle attività promozionali, tecniche e amministrative del Consorzio di Tutela Vini Montefalco, accanto al presidente Amilcare Pambuffetti.

“Con le recenti modifiche al disciplinare della Denominazione di origine controllata Montefalco – evidenzia Pambuffetti – abbiamo cercato prima di tutto di valorizzare i nostri vini bianchi. La distinzione tra Montefalco Grechetto e Montefalco Bianco ci consente di valorizzare rispettivamente due vitigni autoctoni come il Grechetto e il Trebbiano spoletino. Successivamente abbiamo allargato per il Montefalco Rosso la parte a Sagrantino, portandola dal 15 al 20% (rispetto alla base preponderante di Sangiovese, ndr). Questo perché il Montefalco Rosso è il vino più venduto della denominazione, anche in Gdo. E quindi abbiamo inteso dare ulteriore spinta a questo fenomeno”.

Le modifiche arrivano in un 2017 da ricordare per il Consorzio umbro. Non solo perché il disciplinare del Montefalco non subiva “ritocchi” dal 1992. Ma soprattutto per il 25° compleanno della Docg Sagrantino. “Molte aziende del territorio sono di medie e piccole dimensioni – evidenzia il presidente Pambuffetti (nella foto) – e riescono a raggiungere la Gdo solo a livello locale, dove le varie catene di supermercati intendono valorizzare le produzioni locali”

“Ci sono invece altre aziende – continua Pambuffetti – che riescono a penetrare la Gdo a livello nazionale. In base ai dati in nostro possesso non possiamo che essere soddisfatti: agiamo in una fascia medio alta e costituiamo una componente di lustro nell’assortimento dei vini dei supermercati. Ovviamente la promozione del nostro territorio, come Consorzio, passa anche da iniziative come quelle legate al giro d’Italia del ciclismo”.

La Crono Sagrantino, con i suoi 40 chilometri tra le colline vitate di Montefalco, Bevagna, Giano dell’Umbria e Gualdo Cattaneo, svoltasi proprio martedì 16 maggio. Iniziative che danno lustro a un territorio che, negli anni, ha visto salire l’export di vino sino al 30% della produzione totale, con Stati Uniti e Canada a fare da apripista, seguiti da Inghilterra e Germania.

LA DEGUSTAZIONE
“Come Consorzio abbiamo il compito di rappresentare tutti indistintamente, ma possiamo dire che l’integrazione delle aziende italiane che hanno investito nella nostra zona costituisce un arricchimento complessivo. Dopodiché, come ovvio, ogni singola azienda promuove una diversa filosofia di fare vino ed è giustificata dalle caratteristiche della propria rete distributiva. La cosa a cui teniamo è il livello singolo e complessivo, con la consapevolezza che le ‘interpretazioni’ possono essere diverse”.

E’ questo il commento del presidente del Consorzio di Tutela Vini Montelfalco, in seguito all’esito della nostra degustazione di 20 referenze di Montefalco Doc e Docg destinati ai supermercati. A uscirne male, di fatto, è un’azienda molto nota a livello nazionale, la Casa Vinicola Luigi Cecchi: una storica realtà del vino di Toscana con base a Castellina in Chianti (SI), che alla fine degli negli anni Novanta ha deciso di acquistare Tenuta Alzatura nel territorio del Montefalco Sagrantino (tre vigneti a Monterone, San Marco e Alzatura). Il Montefalco Rosso Doc di Cecchi, in batteria con altri 8 vini della medesima tipologia, non convince: facile, “piacione”, sfacciatamente “quotidiano”. In poche parole, poco territoriale e molto commerciale.

I ROSSI
Già, perché si può essere “autentici” anche in Gdo. Ne sono una prova altri due Montefalco Rosso Doc. Quelli di Fratelli Pardi e dei Viticoltori Broccatelli Galli. Il primo è un vendemmia 2015 ottenuto dal blend tra Sangiovese (70%) più un 15% di Sagrantino, completati da Merlot e Cabernet (vecchio disciplinare).

Il secondo è costituito da Sangiovese e Sagrantino e convince per il grande equilibrio. Menzione anche per il Montefalco Rosso Doc di Goretti: 60% Sangiovese, 20% Merlot, 20% Sagrantino, perfetto compromesso tra semplicità della beva e austerità del corpo, senza cadere in banalità.

Tra i Montefalco Sagrantino Docg la spunta su tutti Cantina Adanti, con quello che è uno dei suoi vini di riferimento, prodotto sin dal 1979. Naso pregiato per la vendemmia 2009, che vibra tra le classiche note fruttate, la grafite e la balsamicità delle erbe aromatiche. Un Sagrantino di grande freschezza quello della casa di Bevagna (PG).

Merita tanto, tra i Sagrantino Docg presenti nei supermercati italiani, anche quello di Antonelli San Marco. Stessa vendemmia, la 2009. E stessa lunga tradizione, per un’etichetta, “Chiusa di Pannone”, prodotta ininterrottamente dal 1981. Un olfatto strepitoso per ricchezza e intensità, cui risponde un palato all’altezza, di grande pienezza. Un Sagrantino da mordere. Prodotti talmente lontani dal Sagrantino di Montefalco Docg “La Campana” di Cecchi, da sembrare di un’altro pianeta.

MONTEFALCO GRECHETTO E BIANCO DOC
E’ di nuovo Antonelli San Marco a spuntarla tra i Montefalco Grechetto Doc in degustazione. La vendemmia è la 2016, davvero fortunata. Il bianco, ottenuto al 100% dal vitigno autoctono a bacca bianca più coltivato in Umbria, esprime un naso intenso che vira dall’esotico al floreale fresco.

Un vino da bere a secchiate d’estate, eppure non banale. La percentuale d’alcol in volume (14%) è sostenuta e conferisce morbidezza e intensità al palato. Completa il quadro un’acidità che aiuta i sorsi a rincorrersi.

Menzione anche per il Montefalco Grechetto Doc 2016 di Adanti, vino bianco che colpisce per l’equilibrio e l’eleganza delle note fruttate e la spiccata mineralità. Un vino da riscoprire negli anni, conservando in cantina qualche bottiglia per valutarne l’evoluzione.

Infine è senza rivali, tra i Montefalco bianco Doc, quello di Scacciadiavoli. Un blend tra Grechetto (50%), Trebbiano (25%) e Chardonnay (25%) vinificati separatamente. Il Grechetto affina in serbatoi di acciaio, lo Chardonnay in botti di legno e il Trebbiano in serbatoi di acciaio, con le bucce. Un bianco strutturato, complesso sia al naso sia al palato, che consente di spingersi a tavola verso abbinamenti di pari entità. Colpisce l’intercalare tra la frutta fresca e quella secca: un gioco bellissimo tra morbidezze e percezioni croccanti. Completa il quadro, al naso, una punta di idrocarburo e di erbe aromatiche.

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